Il giudice della Corte suprema del Brasile, Dias Toffoli, ha annullato tutte le prove raccolte nel corso del processo contro l’attuale presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che lo ha visto finire in carcere nel 2018. Secondo l’alto magistrato le prove ottenute grazie ad accordi con collaboratori di giustizia “sono inutili”, in quanto ottenute con mezzi “eterodossi e illegali”. Toffoli ha affermato che agenti e magistrati del pool “Lava Jato” hanno utilizzato “una vera tortura psicologica per ottenere prove contro persone innocenti”, come aveva già affermato in una precedente sentenza. In virtù di questo scenario il giudice ha definito l’arresto del presidente Lula come “uno dei più grandi errori giudiziari della storia del Paese”.
Lula è stato arrestato il 7 aprile 2018, con l’accusa di corruzione passiva e riciclaggio di denaro, su decisione dell’allora giudice Sergio Moro, divenuto poi ministro della giustizia del governo di Jair Bolsonaro, vittorioso alle elezioni dello stesso anno dopo l’esclusione di Lula dalla corsa presidenziale a causa dell’arresto. Lula è stato poi rilasciato l’8 novembre 2019, dopo la cancellazione della condanna di appello da parte della Corte suprema. Due anni dopo, nel 2021, la stessa Corte ha annullato tutte le condanne di Lula, per incompetenza territoriale da parte del tribunale di Curitiba, dove le sentenze erano state emesse. Grazie a questa decisione Lula ha potuto concorrere alle elezioni del 2022, finite con la sua elezione per un terzo mandato alla guida del Brasile.
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