Carlo Bonomi sbarca a Bruxelles senza attendersi molto di buono dal vertice Ue che oggi cerca di dare la scossa al rilancio economico continentale, con una probabile deroga sostanziale ai limiti per gli aiuti di Stato e una piccola iniezione di flessibilità nell’uso dei sostegni europei. “Dalle notizie che filtrano — concede il presidente di Confindustria in una intervista alla “Stampa”- emerge che, di nuovo, la Germania imporrebbe la sua linea a tutti: sarebbe inaccettabile, un errore per l’Europa”. Ha un programma fitto, un’agenda serrata di incontri con eurodeputati e commissari europei, fra cui Vestager, Gentiloni e Dombrovskis. “Serve il fondo sovrano europeo che abbiamo sostenuto dal principio — spiega -. E’ impensabile che la sfida della competitività lanciata da Usa e Cina sia affrontata singolarmente da ogni Stato, occorre una risposta continentale”. Sarebbe “miope”, assicura. In alternativa, l’Italia che vede “troppo presa da scadenze interne”, non ha scelta: il risultato minimo per il governo Meloni deve essere la riprogrammazione dei fondi europei non spesi, a vantaggio di investimenti di transizione. Dunque, energia, ambiente e Tech. “La deroga agli aiuti di Stato – spiega il presidente – non è una buona soluzione nemmeno se tutti i Paesi avessero gli stessi margini di spesa. Se fossero confermate le indiscrezioni sul documento del Consiglio Ue, la Germania mostrerebbe di non credere nel mercato unico europeo. Guardando solo ai loro interessi”.
“Siamo la seconda manifattura continentale – continua – Non avere il nuovo fondo comune Ue, che la Commissione prospettava tra qualche mese, significa rinunciare all’idea di un’industria europea”. Dal governo si aspetta “pragmatismo. Se prevalesse la linea tedesca, dovrebbe impegnarsi a salvaguardare l’industria italiana. Serve un risultato immediato. Come minimo ottenere dalla Ue la possibilità di riprogrammare i fondi europei a vantaggio dell’industria per agevolare le transizioni. E’ un tema di competitività che richiede ampie risorse. Se non si vuole una dote europea ad hoc, dobbiamo chiedere di impiegare per la transizione tutti gli altri fondi non utilizzati. Il 40 per cento delle risorse disponibili per noi nella programmazione 2014-2020 non è stato speso: sono oltre 40 miliardi. Abbiamo fatto qualcosa di analogo nel 2020 con la pandemia. Facciamolo di nuovo”, ha concluso Bonomi.
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