Niente detenzione in una casa di cura come chiesto dalla difesa ma carcere per Patrizia C., la 41enne accusata di omicidio volontario aggravato dal vincolo della discendenza perché avrebbe soffocato e ucciso sua figlia Edith, bimba di due anni, la scorsa domenica sera nel loro appartamento a Cisliano (Mi). Lo ha deciso il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi all’esisto dell’udienza di convalida durante la quale la donna, difesa dagli avvocati Ilenia Peotta e Valentina Cristalli, non ha risposto alle domande del giudice. Gli atti saranno trasmessi all’autorità giudiziaria di Pavia, competente territorialmente sul comune di Cisliano.
Davanti al gip di Milano la 41enne è rimasta in silenzio. non una parola sulla bimba. Da quanto si è saputo la donna durante l’udienza di convalida del fermo in video-collegamento dal carcere di San Vittore sarebbe riuscita solo a scrivere qualche parola su un foglio senza tuttavia rispondere alle domande del giudice. La Procura aveva chiesto di convalidare il provvedimento restrittivo e di applicare alla donna la custodia cautelare in carcere mentre la difesa aveva fatto istanza per avere gli arresti domiciliari in una casa di cura. Per gli inquirenti “l’autore del soffocamento – si legge nel provvedimento di fermo – non può che essere la madre” dal momento che P. C. e la figlia “erano sole in casa con la porta chiusa dall’interno con il chiavistello“. Dalle telefonate all’ex marito nonché padre della piccola, tra cui quella in cui gli dice “sei libero, sei libero, ora puoi dedicarti al tuo bar alle tue cazzate. Edith non c’è più” si deduce – secondo l’accusa – che “l’atteggiamento della donna anziché denotare la disperazione di una madre per la perdita della figlia, sembra suggerire il compiacimento per la vendetta inflitta in tal modo al marito reo di non voler proseguire la relazione con lei. Un’azione terribile e incomprensibile, attuata forse per colpire l’uomo nel suo punto più vulnerabile, la figlioletta al quale era fortemente legato”.
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