Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo a RaiNews24 ha evidenziato che “la scuola non è mai stata chiusa, in silenzio è andata avanti” e “gli insegnati sono sempre stati presenti” anche nei mesi più duri dell’epidemia. “La scuola sarà la prima a riprendere però mettendo davanti la sicurezza dei nostri bambini. La variante inglese è più subdola perchè colpisce anche i ragazzi” ha detto ancora.
“C’è un aumento rapidissimo della variante inglese che colpisce anche i ragazzi: dobbiamo metterli in sicurezza. Ma la scuola non chiude, non ha mai chiuso. Ed il ricorso alla Dad avviene solo nelle situazioni di emergenza”. La scuola “è al centro del nostro Paese, è il cuore del nostro Paese” ma “nelle zone rosse dobbiamo fermare le ondate di piena”, ha concluso il ministro.
Come governo “abbiamo provato a tenere aperte le scuole ovunque sia possibile. Non esiste una divisione tra chi le vorrebbe aperte o chiuse. Sono un servizio essenziale, senza è una perdita per i ragazzi e per le famiglie” ha detto invece il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, in audizione in Commissione parlamentare per le questioni regionali sulle linee programmatiche del suo dicastero, commentando il Dpcm firmato ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi. “Una cosa ho apprezzato della ministra Azzolina, ovvero lo sforzo fatto per tenere le scuole aperte il più possibile”, ha poi aggiunto Gelmini. “Il parere del Cts è stato inequivocabile. La variante inglese porta ad una proliferazione dei contagi in alcune zone circoscritte che ci preoccupano e ha suggerito di chiudere le scuole in zona rosse”, ha continuato il ministro.
Alla luce della chiusura delle scuole in alcuni territori “il governo dovrà agire su due fronti: il primo è quello dei congedi parentali, anche retroattivi. L’altra sfida è quella della didattica a distanza: abbiamo bisogno di potenziare la Dad, specie al sud, dando supporti informatici a famiglie ed insegnanti”, ha spiegato, aggiungendo che con il Mef “stiamo studiando il modo per far sì che anche a livello di restrizioni regionali scatti un adeguato ristoro”. Infine il ministro ha voluto sottolineare come “l’unica alternativa” al sistema di colorazione per fasce di rischio delle regioni “rimarrebbe il lockdown” che “non è una cosa che ricordiamo con molto piacere”.
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