La Casa della Nazione del Bangladesh, il parlamento unicamerale, ha approvato ieri la legge sulla sicurezza informatica (Cyber Security Bill). Il disegno di legge, di iniziativa governativa, è stato presentato il 5 settembre dal sottosegretario alle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, Zunaid Ahmed Palak, per sostituire il controverso Digital Security Act (Dsa). Nel nuovo testo i reati per quali non è concedibile la libertà su cauzione scendono da 14 a quattro: intrusione in infrastrutture informatiche chiave (sezione 17), danneggiamento di computer e sistemi informatici (19), terrorismo informatico (27) e hacking (33). Tra le altre sezioni sensibili ci sono anche la 8 e la 42.
La sezione 8 disciplina la rimozione o il blocco dei dati dai media digitali nei casi in cui possano pregiudicare la coesione, la sicurezza, la difesa, le attività religiose o economiche del Paese o di una sua parte. La sezione 42 autorizza la polizia (ufficiali a livello di sottoispettore) a effettuare perquisizioni e arresti senza mandato. Dopo essere passato nella commissione competente, il disegno di legge è stato votato dall’assemblea, dominata dalla Lega popolare bengalese (Al) della premier Sheik Hasina, tra le proteste dell’opposizione, che ha contestato le possibili restrizioni alle libertà di espressione e di stampa. Per i detrattori sono state ridotte le pene per alcuni reati ma mantenute quasi tutte le disposizioni precedenti.
Prima di approdare al parlamento la bozza è stata sottoposta alle parti interessate, che dal 9 al 22 agosto, hanno inviato circa 900 pareri e raccomandazioni. Nella fase di dibattito si è espressa anche l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International, che ha “promosso” tra le novità del testo solo quelle riguardanti le pene. L’Ong, in una lettera aperta al governo di Dacca, ha esortato a non replicare le misure “draconiane” del Dsa, a tenere conto dei principi di “legalità, necessità e proporzionalità” e degli standard internazionali in materia di diritti umani, ad accogliere i suggerimenti della società civile.
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