Il braccio di ferro, tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito, sulla messa a bando delle licenze degli ambulanti romani è finito in bagarre in Aula Giulio Cesare. “L’Aula è occupata e la seduta è chiusa”, ha detto il capogruppo del M5s in Campidoglio Giuliano Pacetti che, insieme al consigliere di maggioranza Paolo Ferrara, ha occupato lo scranno del presidente dell’Aula Giulio Cesare alla ripresa della seduta per impedire la discussione della mozione. A quel punto è scoppiata la bagarre, con le opposizioni che hanno gridato a un attacco alla democrazia e con il presidente dell’Aula Giulio Cesare che da uno scranno della giunta ha moderato la seduta. Il documento, a prima firma De Vito e sottoscritto da tutte le altre forze politiche, è in piena contraddizione con quanto annunciato dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. La mozione, infatti, impegna la sindaca e la giunta a non applicare la direttiva Bolkstein nella disciplina delle licenze del commercio su area pubblica e a prevedere di conseguenza, per gli ambulanti romani, l’applicazione della normativa nazionale approvata dal governo Conte bis, sostenuto da M5s, Pd, Leu e Iv, che contempla una proroga delle concessioni fino al 2032.
Nelle scorse settimane, sulla base di un parere favorevole dell’Autorità garante della concorrenza del mercato, Raggi aveva però annunciato la volontà di disapplicare la normativa nazionale e di voler procedere con l’indizione di bandi pubblici per l’assegnazione dei posteggi come da direttiva europea Bolkstein. La decisione di Raggi ha suscitato numerose polemiche e malumori nella Capitale, manifestati anche nel corso di presidi di piazza. Anche la comunità ebraica ha espresso sostegno agli ambulanti. Dopo le proteste gli uffici capitolini hanno concesso una proroga temporanea fino a giugno 2021 per le licenze scadute o in scadenza, successivamente le postazioni andranno a bando. Oggi in Aula Giulio Cesare è andato in scena l’ennesimo atto dello scontro e con 17 voti favorevoli delle forze politiche d’opposizione, e la seduta riunita in seconda convocazione – quindi valida agli effetti deliberativi anche con un numero legale più basso – la mozione a prima firma De Vito e sottoscritta da tutte le altre forze politiche è stata approvata.
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