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Attanasio: procura di Roma, indagati due dipendenti del Pam per omicidio colposo

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I due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam) Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza sono stati indagati dalla Procura di Roma nell’ambito delle indagini preliminari sul sequestro e l’omicidio dell’ambasciatore d’Italia a Kinshasa Luca Attanasio, ucciso in un attacco armato nella provincia orientale congolese del Nord Kivu il 22 febbraio 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci ed all’autista del Pam Moustapha Milambo. La procura capitolina, infatti, ha ritenuto di aver raccolto elementi idonei a contestare il reato di cooperazione nel delitto colposo (artt. 113, 40 e 589 c.p.) agli organizzatori della missione diplomatica avvenuta quel giorno, accusandoli in una nota di aver “omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia (…) ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada Rn2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare”. La ricostruzione, sottolineano i pm, risulta in linea con gli esiti dell’inchiesta interna dell’Onu. La procura continuerà anche ad indagare per sequestro di persona a scopo di terrorismo. “L’ufficio – si legge in una nota della procura di Roma-, ricostruita in modo esaustivo la dinamica dei fatti avvenuti la mattina del 22 febbraio, in particolare le modalità del sequestro e del successivo conflitto a fuoco, prosegue le attività di indagine, per il delitto di cui all’articolo 289 bis c.p., finalizzate ad identificare i componenti del gruppo di fuoco, anche attraverso le due rogatorie già inoltrate alle autorità Repubblica democratica del Congo. In attesa delle determinazioni finali in ordine all’esercizio dell’azione penale e dell’eventuale successivo giudizio, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati”.


Secondo la procura di Roma, l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio lacobacci  furono ammessi al convoglio assaltato dalle milizie come due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam) e quindi senza il necessario e previsto livello di sicurezza. Ai due dipendenti del Pam indagati per cooperazione in omicidio colposo, afferma la procura di Roma in una nota, si contesa l’aver “attestato il falso al fine di ottenere il permesso dagli uffici locali del Dipartimento di sicurezza dell’Onu, indicando nella richiesta di autorizzazione alla missione – al posto dei nominativi dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere lacovacci – quelli di due dipendenti Pam così da indurre in errore gli uffici in ordine alla reale composizione del convoglio, e ciò in quanto non avevano inoltrato la richiesta, come prescritto dai protocolli Onu, almeno settantadue ore prima”. Secondo la procura di Roma i due indagati avrebbero omesso, “in violazione dei protocolli Onu, di informare cinque giorni prima del viaggio, la missione di pace Monusco che è preposta a fornire indicazioni specifiche in materia di sicurezza informando gli organizzatori della missione dei rischi connessi e fornendo indicazioni sulle cautele da adottare (come una scorta armata e veicoli corazzati)”. Inoltre, tra le responsabilità dei due dipendenti del Pam ci sarebbe anche l’omissione di “predisporre le cautele richiesta dalla classificazione di rischio attribuita al percorso da effettuare che, pur avendo dei tratti classificati verdi cioè a rischio basso, aveva anche delle parti classificate gialle, cioè a rischio medio, che avrebbero imposto di indossare, o avere prontamente reperibili, il casco ed il giubbotto antiproiettile”. I due avrebbero inoltre omesso, “in presenza di un ambasciatore che, rappresentando il proprio Paese, costituisce soggetto particolarmente a rischio, e dopo aver dato assicurazioni al carabiniere lacovacci, a seguito delle sue richieste, di poter usufruire di veicoli blindati (che il Pam aveva in dotazione a Goma), che le misure di sicurezza base sarebbero state incrementate, di approntare ogni utile ulteriore misura di mitigazione del rischio”.

Chi era l’ambasciatore Attanasio

L’ambasciatore Attanasio, 43 anni, è morto il 22 febbraio 2021 dopo essere stato colpito da colpi di arma da fuoco quando il convoglio del Pam sul quale viaggiava è caduto in un’imboscata a nord di Goma, alla periferia del Parco nazionale di Virunga. A giugno la giustizia italiana aveva aperto un’indagine contro Monsour Luguru Rwagaza, che con Leone aveva curato le misure di sicurezza della spedizione. L’incidente ha coinvolto un gruppo di sette persone – 5 dipendenti del Pam, Attanasio e Iacovacci – che viaggiavano a bordo di due veicoli del Pam sulla strada nazionale (Rn2) da Goma a Rutshuru, dove si stavano recando per monitorare un programma di mensa scolastica del Pam. Il gruppo ha lasciato Goma intorno alle 9 locali. Verso le 10:15, ora locale, i due veicoli sono stati fermati da un gruppo armato e tutti i passeggeri sono stati costretti a scendere dalle auto. L’autista di uno dei veicoli, Mustapha Milambo, è stato ucciso in quel momento, mentre gli altri sei passeggeri sono stati costretti sotto la minaccia delle armi a penetrare nella boscaglia circostante, dove c’è stato uno scambio di colpi a fuoco. Attanasio e Iacovacci sono stati feriti mortalmente. Attanasio è stato trasferito all’ospedale, dove è morto in seguito alle ferite riportate. In seguito ai fatti il dipartimento per la sicurezza e la protezione delle Nazioni Unite (Undss) ha aperto un’indagine sull’accaduto.

Lo scorso 19 gennaio le autorità della Repubblica democratica del Congo (Rdc) avevano annunciato l’arresto di sei persone, alcuni dei quali ritenuti i presunti assassini di Attanasio, e dichiarando che i rapitori avrebbero chiesto 1 milione di dollari come riscatto in cambio del suo rapimento, poi non andato a buon fine. In seguito a questo annuncio, la procura di Roma ha chiesto i verbali delle dichiarazioni rese dagli arrestati per esaminarli e ha fatto sapere di voler acquisire nuovi “elementi che permettano la verifica e una attenta valutazione delle novità investigative che provengono dal Congo”. Nella conferenza stampa tenuta il 19 gennaio a Goma, il comandante della polizia del Nord Kivu Aba van ang Xavier aveva sostenuto che i presunti assassini dell’ambasciatore fossero membri del gruppo armato ribelle Balume Bakulu, mentre due dei sei fermati erano collegati all’omicidio di un altro imprenditore, Simba Ngezayo, avvenuto nella stessa zona in cui è morto Attanasio. Oltre ai presunti responsabili dell’omicidio Attanasio, dalle autorità congolesi sono stati arrestati infatti anche altri membri di due “gruppi” accusati dalla polizia locale di aver commesso vari omicidi nella zona, teatro di frequenti attacchi. Secondo quanto riferito da Xavier, tuttavia, uno dei fermati, sospettato di aver sparato all’ambasciatore e che risponde al nome di “Aspirant”, era riuscito a scappare, ma era stato individuato e sarebbe “presto” stato catturato.

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