In attesa di vedere se, nelle prossime ore, la Lombardia per intero passerà in zona rossa o “arancione rafforzato”, a quasi un anno di distanza dalla prima è iniziata la seconda “battaglia di Milano”. Obiettivo non fare cadere il capoluogo lombardo sotto i colpi del coronavirus e arginare la diffusione del contagio per non mandare in crisi gli ospedali milanesi che oggi stanno ospitando nei reparti covid anche pazienti in arrivo da Brescia. I dieci Comuni della città metropolitana per i quali ieri la regione ha decretato la fascia arancione scuro rimandano l’immagine di una cintura di sicurezza intorno al capoluogo, una fascia cuscinetto per raggiungere l’obiettivo di mettere in sicurezza Milano dove, paradossalmente, sembra essere molto calata la percezione del rischio tra assembramenti e sempre più persone che circolano con le mascherine abbassate. eppure il rischio, rappresentanto soprattutto dalla diffuisone delle varianti, continua a salire: ieri l’assessore al welfare Letizia Moratti ha spiegato che “le analisi sui tamponi positivi realizzate dai laboratori lombardi hanno indicato una presenza del 64 per cento della cosiddetta variante inglese. Sui 2.023 campioni analizzati lunedì, sono stati identificati 978 casi di variante pari al 48 per cento così suddivisi: 578 inglesi, 18 sudafricane, 10 brasiliane e 372 compatibili con una delle 3 varianti”. Mentre a Brescia, ieri è stato individuato un caso di variante Nigeriana.
A preoccupare sono anche i numeri dei nuovi positivi, non solo in termini assoluti, ma anche in termini di scala: Ieri a Brescia si registravano 844 nuovi positivi su 1,2 milioni di abitanti, a Milano ne sono stati individuati 767 su una popolazione che è quasi il triplo (oltre tre milioni), a Varese 564 su 890mila e a Monza 486 su 871mila. Queste ore sono decisive per decidere il “destino” della Lombardia che potrebbe ritrovarsi in zona arancione rafforzato se non addirittura rossa già da lunedì 8 marzo, anche se c’è chi non esclude che la decisione potrebbe essere anticipata al fine settimana dopo le immagini degli assembramenti e della festa non autorizzata in darsena conclusasi con una rissa, che si sono viste a Milano nel week end scorso. Le restrizioni a Bollate e negli altri dieci comuni della città metropolitana mostrano che il capoluogo lombardo si trova circondato, ma il caso di Bollate mostra anche che le restrizioni danno i risultati attesi: entrata in zona rossa il 17 febbraio, dal 4 marzo la cittadina alle porte di Milano passerà in zona arancione “rafforzato”. Ma anche in questo caso, la differenza la fanno i numeri: i 36mila abitanti di Bollate sono meno della metà del numero di abitanti medio di un solo quartiere milanese.