Il presidente dell’Egitto Abdel Fatah al Sisi ha compiuto oggi una rara visita in Sudan al vertice di una delegazione di alto livello dal chiaro significato politico: Il Cairo e Khartoum fanno quadrato contro l’Etiopia. Al suo arrivo a Khartoum, il capo dello Stato egiziano ha tenuto un vertice con il generale Abdel Fatah al Burhan, presidente del Consiglio sovrano al potere nel Paese africano. L’agenda di questo lungo vertice è stata incentrata sui mezzi per rafforzare i legami bilaterali, prima di tutto in ambito militare, e sugli sviluppi della Grande diga della rinascita etiope (Gerd) data la volontà di Addis Abeba di procedere in modo unilaterale al riempimento del bacino della diga in estate. Eventualità, quest’ultima, che potrebbe ridurre la portata d’acqua del Nilo, con possibili ricadute sulle risorse idriche dei paesi a valle, ovvero Egitto e Sudan. Al Sisi ha incontrato anche il generale Mohamed Daklu, primo ministro sudanese, e anche qui la Gerd è stata al centro delle discussioni. La visita corona un riavvicinamento politico, diplomatico e anche militare tra i due paesi in corso da mesi.
Egitto, Sudad ed Etiopia: il contesto regionale
Esercitazioni congiunte e visite di alto livello sempre più frequenti vanno inserite nel contesto dell’alta tensione tra Sudan ed Etiopia: dopo lo scoppio del conflitto nel Tigrè, infatti, sono divenuti frequenti gli scontri al confine dove da settimane soffiano venti di guerra. La visita di Al Sisi ha alimentato speculazioni su una possibile, imminente azione militare contro l’Etiopia per la disputa sulla Gerd, opzione che il Cairo non ha mai esplicitamente menzionato ma non nemmeno escluso a priori. L’Egitto, come noto un Paese in gran parte desertico, considera la sua quota nell’acqua del Nilo come una questione di sicurezza nazionale. Intervenendo oggi durante la conferenza congiunta con Al Burhan, il capo dello Stato egiziano ha detto che la diga in costruzione in Etiopia “è un dossier che tocca il cuore degli interessi vitali egiziani sudanesi che saranno direttamente interessati da questo grande progetto”. Al Sisi ha definito “inevitabile” un ritorno “urgente” al tavolo delle trattative “per raggiungere un accordo giuridicamente vincolante prima della stagione delle piogge”.
Vale la pena ricordare che Egitto e Sudan hanno recentemente firmato un importante di cooperazione militare. Come riferisce il quotidiano “Sudan Tribune”, l’intesa firmata a Khartum dal capo di Stato maggiore dell’esercito sudanese, Mohamed-Osman al Hussein, e dall’omologo egiziano Mohamed Farid, “include aspetti di formazione e scambio di esperienze”. Al Hussein ha affermato che l’obiettivo dei colloqui militari è “raggiungere la sicurezza nazionale comune per i due Paesi, costruendo forze armate capaci”. Da parte sua, Farid ha affermato che il suo Paese “è pronto a soddisfare le esigenze dell’esercito sudanese in tutti i campi, dall’addestramento, all’armamento e alla sicurezza dei confini comuni. La molteplicità e la gravità delle minacce che circondano la sicurezza nazionale e gli interessi comuni richiedono l’integrazione tra fratelli”, ha aggiunto. Storicamente gli eserciti di Sudan ed Egitto sono strettamente legati da diversi accordi di difesa, tuttavia il deterioramento delle relazioni avvenuto durante gli anni della presidenza di Omar al Bashir ha danneggiato la forte cooperazione militare tra i due Paesi. Ora, dopo la caduta di Bashir, unita alla situazione in Libia, alle minacce di un imminente conflitto armato nel Corno d’Africa tra Sudan ed Etiopia e alle tensioni con l’Etiopia legate alla Grande diga della rinascita etiope hanno contribuito ad accelerare questo processo di riavvicinamento iniziato lo scorso anno.