Preparare la transizione energetica, cooperare con i partner regionali e multilaterali, attrarre investimenti sui grandi progetti di collegamento fra Asia centrale ed Europa. Si è chiuso su uno slancio positivo il Forum internazionale di Astana (Aif), evento voluto dal presidente Kassym-Jomart Tokayev per riposizionare il Kazakhstan come epicentro strategico della regione, con volontà di apertura e dialogo con l’Europa occidentale. Le premesse sono state espresse chiaramente, e nei fatti quest’edizione del forum conferma l’approccio dialogante già avviato da qualche anno. Come ieri, anche nei panel di oggi il tema centrale è stato quello energetico, con pareri che si sono allontanati dalla visione più purista della transizione tanto richiesta a livello internazionale. Il Kazakhstan lavora per la sicurezza energetica, ha chiarito da subito il ministro dell’ Energia kazhako Almasadam Satkaliyev, consapevole delle “molte sfide” che coinvolgono attualmente il mercato, nelle quali si legge “un rischio reale ed un impatto politico”. Satkaliyev ha ricordato che il tema ha un vero impatto sul quotidiano delle persone e ha per questo invitato a “non sottostimare” i costi energetici e a sostenere una strategia di investimenti, per “accedere in modo diretto alle opportunità ed al cambiamento”.
Per il ministro dell’Energia e delle Infrastrutture degli Emirati Arabi Uniti, Suhail al Mazrouei, è tuttavia necessario fare chiarezza sui reali “nemici” della “lotta” per la transizione energetica e ricordare che per un cambiamento di successo questo deve tradursi in un equilibrio fra sicurezza, equità e sostenibilità. “Dobbiamo combattere il nemico giusto, ed il nemico non è il petrolio”, ha detto al Mazrouei, che invita a perseguire l’ottimizzazione dei tre aspetti che fanno parte della sfida dell’energia oggi. “Il trilemma energetico include sicurezza, sostenibilità ma anche convenienza. Dobbiamo investire nelle tecnologie giuste per garantire tutti e tre gli aspetti, senza i quali l’obiettivo non si può considerare raggiunto”, ha detto il ministro emiratino, sostenitore di una politica di diversificazione delle fonti e di riduzione della dipendenza. Per al Mazrouei il primo passo è ridurre i consumi, come individui e come Paesi, e diversificare rapidamente il mix energetico convogliando gli sforzi verso forme di energia più pulite.
Il tema della sostenibilità energetica, da intendersi questa volta dal punto di vista economico, è entrato nel vivo con gli interventi di alcuni attori multilaterali e privati coinvolti nella futura prospettiva verde. Se per la presidente della Banca asiatica di Sviluppo (Adb), Asakawa Masatsugu, è chiaro che per raggiungere l’efficienza energetica serve come prima cosa ridurre le dipendenze dalle importazioni, l’amministratore delegato di TotalEnergies Patrick Pouyanné ribadisce il suo credo sull’”impossiiblità” di sospendere oggi gli investimenti nel settore petrolifero e del gas, necessari per soddisfare la domanda di energia globale in aumento. “Non abbiamo alternativa, dobbiamo continuare a farlo e nel frattempo costruiamo un nuovo sistema”, ha detto Pouyanné, che precisa: “serve più energia per i Paesi emergenti ed al momento bisogna fare entrambe le cose, finanziare i progetti verdi e continuare ad investire nell’oil and gas”. La transizione energetica “si prepara” ma “non è una religione”, ha proseguito il patron del gruppo francese, particolarmente orgoglioso del contratto firmato oggi con il governo locale per la vendita di elettricità in Kazakhstan nell’ambito del progetto eolico Mirny. “Un gigantesco progetto wind e battery”, ha scritto Pouyanné su Twitter – che contribuirà all’approvvigionamento e alla sicurezza della rete kazaka, “prova di TotalEnergies stia guidando la transizione energetica” nel Paese. “Dopo l’Iraq, questo progetto da 1,4 miliardi di dollari di investimento è un altro ottimo esempio della nostra capacità di sfruttare la nostra posizione di partner principale nel settore upstream per accelerare lo sviluppo di rinnovabili nei paesi Oil & Gas”, ha aggiunto l’imprenditore. Il parco eolico, che si troverà nella regione di Zhambyl, avrà una capacità di 1 gigawattora, alla quale si aggiunge uno stoccaggio di energia attraverso batterie di 600 megawattora.
Al forum di Astana è arrivato anche un importante appello della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) a investire nel Corridoio di Mezzo, progetto che ambisce a collegare l’Asia all’Europa senza toccare la Russia. L’istituto di credito ha confermato il suo interesse a sostenere l’iniziativa ma ha invitato i potenziali protagonisti a manifestare concretamente le loro proposte di azione. “Lo studio sui collegamenti di trasporto sostenibili tra l’Asia centrale e l’Europa è stato completato e le esigenze di investimento quantificate. E’ giunto il momento per le parti interessate di stabilire una piattaforma per ulteriori azioni”, ha detto la direttrice regionale per l’Asia centrale della Bers, Zsuzsanna Hargitai, intervenuta oggi in un panel volto a fare il punto sullo stato di sviluppo del progetto. Un intervento con cui Hargitai ha illustrato le tre rotte esistenti attualmente che collegano l’Asia centrale all’Europa. “E’ bene vederle perché questo permette di focalizzare meglio i vantaggi di ognuna. La Bers trova più convincente il corridoio centrale perché coinvolge un maggior numero di Paesi e permette una maggiore interazione regionale”, ha spiegato, osservando che anche dal punto di vista dell’impatto ambientale la rotta sembra preferibile.
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