ECUADOR

 
 

Ecuador: ancora rivolte nelle carceri, undici feriti a Guayas

Quito, 06 ott 2022 08:07 - (Agenzia Nova) - Almeno undici persone sono risultati feriti al termine di uno scontro all'interno del "Litoral", il carcere di Guayas, città occidentale dell'Ecuador. Del totale delle persone ferite, fa sapere l'agenzia incaricata di governare il sistema carcerario (Snai) cinque sono membri della Polizia nazionale, mentre altri sei sono detenuti. Anche se alcune delle vittime versano in condizioni gravi, al momento non si registramo decessi, fa sapere la stampa locale. Gli scontri seguono di poche ore quelli, più drammatici, scoppiati nel carcere di Cotopaxi, non lontano dalla città occidentale dei Guayaquil. Le sparatorie interne a questa struttura, iniziate lunedì, hanno sin qui causato lka morte di 16 detenuti e almeno 43 feriti. La rivolta, una delle tante consumate nelle carceri ecuadoriane nel corso dell'ultimo anno e mezzo, ha causato il decesso, tra gli altri, di Leandro "el patron" Norero, un narcotrafficante ecuadoriano che nel passato aveva fatto circolare la notizia della sua morte per sfuggire alla giustizia del paese in cui si trovava, il Perù.

Il tema della violenza è si sempre più stringente attualità nel Paese andino, soprattutto per l'emergenza nel sistema carcerario. Il 2021 si è chiuso con un totale di 331 detenuti morti, in aumento del 587 per cento sul 2020, quando gli omicidi erano stati 52. Il principale teatro di violenti scontri tra bande rivali è il carcere di Guayaquil, importante città costiera del Paese, sempre più al centro delle rotte del narcotraffico. Qui, a fine settembre 2021, si è registrata la strage peggiore di sempre, 119 morti, seguita da un'altra, il 12 novembre, con il bilancio di 68 decessi. Gli scontri di quest'ultima sono stati testimoniati da una raccapricciante diretta video di due ore effettuata da detenuti che chiedevano l'intervento delle autorità. A febbraio 2021, una serie di attacchi simultanei nei carceri di Latacunga, Guayaquil e Turi, hanno portato alla morte di 79 detenuti, mentre altri 21 morti violente si sono prodotte a metà luglio, a Guayaquil e Latacunga.

Dopo gli incidenti di settembre scorso, il governo ha disposto uno stato di emergenza, con regole molto severe sulla circolazione e le libertà personali all'interno delle mura. A fine dicembre, decretata la fine dell'emergenza, il governo ha disposto un rafforzamento delle strategie di sicurezza decidendo l'invio, nel rispetto dell'ordinamento, di oltre duemila soldati nel solo carcere di Guayaquil. Veniva dunque decisa l'applicazione di un sistema di "intelligence" per monitorare la situazione all'interno delle carceri e la contrattazione di 2.600 nuove guardie penitenziarie. Gli ultimi studi riportano infatti la necessità di disporre di almeno 4.000 funzionari nella rete carceraria, contro gli attuali 1.400. Parallelamente l'esecutivo ha istituito una commissione per la Pacificazione delle carceri incaricata di studiare una riforma del sistema.

A metà febbraio, per tentare di alleviare la pressione della popolazione carceraria il presidente Lasso aveva firmato un indulto in favore di condannati per rapina, furto e truffa che abbiano compiuto quote comprese tra il 40 e il 60 per cento della pena. Si tratta del terzo decreto di indulto firmato dal capo dello Stato, dopo quello concesso a condannati per reati stradali e quello alle persone con malattie terminali. Il governo ha contestualmente presentato un nuovo piano di politiche pubbliche per promuovere una "vera riabilitazione sociale" delle persone incarcerate. Una strategia che muove dalla fotografia della popolazione carceraria (il 45 per cento dei detenuti ha famiglia e figli e il 43 per cento ha tra i 18 e i 30 anni), redatta grazie anche al sostegno degli Stati Uniti, della Colombia, dell'Unione europea e dell'ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani.

Il governo ha quindi deciso di rimettere in funzione il carcere di massima sicurezza de "La Roca". Si tratta di una struttura in disarmo, con una capienza massima di 180 persone. Negli ultimi mesi sono stati realizzati lavori per circa un milione di dollari, riportano fonti del sistema penitenziario ai media locali, senza entrare nei dettagli. Il carcere di massima sicurezza funziona con sistemi antifuga ritenuti estremamente difficili da vulnerare e sembra disporre di regole interne particolarmente rigide: ogni recluso deve rimanere 23 ore al giorno nella sua cella. Una struttura di cui si è comunque sempre saputo poco, circostanza che ha contribuito ad alimentare il nome leggendario di "cimitero degli uomini vivi". Nei suoi tre anni di funzionamento - in un tempo compreso tra il 2008 e il 2013 - sono emerse denunce di torture e anche omicidi nei confronti dei criminali più temuti. (Brb)
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