Baghdad, 02 mar 08:44 - (Agenzia Nova) - Quando l’Is nel 2014 attaccò il suo villaggio in Iraq, Kocho, uccidendo più di 600 persone, Nadia Murad aveva 21 anni. La giovane venne rapita e ridotta in schiavitù e i suoi fratelli furono uccisi. Murad fu portata a Mosul, la terza città irachena, che era stata conquistata nel maggio precedente dal gruppo jihadista. Qui fu picchiata, violentata e torturata. Riuscì a fuggire solo nel successivo mese di novembre, quando uno dei suoi carcerieri, per errore, non chiuse la porta dell’abitazione nella quale era tenuta prigioniera. Nadia Murad trovò prima ospitalità da una famiglia della zona, poi raggiunse il campo profughi di Duhok, nel Kurdistan iracheno, e successivamente volò alla volta della Germania. Dopo essere intervenuta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel dicembre del 2015 per denunciare i crimini dello Stato islamico, nel settembre del 2016 Murad è diventata prima ambasciatrice dell’Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. (Res)
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