New York , 25 nov 2020 17:20 - (Agenzia Nova) - La Repubblica popolare, osservava Sullivan, sta cercando di trasformare in “laghi cinesi” il Mar Cinese Meridionale e il Mar Cinese Orientale, per le stesse ragioni per le quali nell’Ottocento gli Stati Uniti furono determinati a espellere i propri rivali dai Caraibi. Tuttavia, per Pechino sarà molto più difficile dominare la sua periferia regionale di quanto non fu per gli Stati Uniti: il futuro alto funzionario della Casa Bianca ricorda, in questo senso, la presenza di Paesi come il Giappone, l’India, il Vietnam, l’Indonesia e altri a contrastare le rivendicazioni territoriali e marittime della Cina. Finora, poi, i tentativi di “seduzione e coercizione” di Pechino sono riusciti – e in maniera parziale – a modificare l’orientamento geopolitico di soli due Paesi come le Filippine e la Thailandia, venendo invece respinti da Australia e Giappone. Dall’altra parte, vi è la sempre più forte attenzione di Pechino verso l’Occidente. “La premessa centrale di questo approccio alternativo è che il potere economico e tecnologico è fondamentalmente più importante del tradizionale potere militare per stabilire la nuova leadership globale”. (segue) (Nys)
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