NORD AFRICA

 
 

Nord Africa: le manovre militari con l’Egitto confermano il grande attivismo della Spagna

Roma, 23 ott 2020 12:52 - (Agenzia Nova) - Le marine militari di Egitto e Spagna hanno dato il via ieri, 22 ottobre, a delle manovre militari congiunte nel Mar Rosso. Alle esercitazioni, spiega il quotidiano governativo egiziano “Al Ahram”, hanno preso parte le due fregate egiziane Al Nasser e Abou Qir, insieme alla fregata spagnola Santa Maria. Uno scarno comunicato delle Forze armate egiziane precisa che i giochi di di guerra includono, tre le altre cose, attività difesa aerea contro varie minacce di superficie, nonché l’addestramento su varie formazioni della flotta e lo svolgimento di esercitazioni di tiro su bersaglio rimorchiato. Le manovre militari in Egitto confermano il grande attivismo della Spagna in Nord Africa: dal Marocco all’Egitto, passando per Algeria, Tunisia e Libia, il governo di Madrid sembra aver ritrovato un rinnovato slancio diplomatico nella regione. “L'esercitazione navale congiunta tra Spagna ed Egitto nel Mar Rosso il 22 ottobre 2020 è stata significativa. La cooperazione navale di Madrid con il Cairo non solo ha rivelato che la Spagna riconosce la necessità di essere un attore più attivo e credibile al di fuori del Mediterraneo occidentale, ma che la Spagna è preoccupata per come la crescente potenza della Turchia possa influenzare i suoi interessi nel Maghreb, più immediatamente in Libia”, ha scritto professor Michael Tanchum, senior fellow presso l'Istituto austriaco per la politica europea e di sicurezza (Aies), in un lungo commento fornito ad “Agenzia Nova” via email.

Vale la pena ricordare che la il diplomatico spagnolo Jose Sabadell si è recentemente insediato come nuovo ambasciatore dell’Unione europea in Libia. L’ex direttore generale per la Politica di pianificazione del ministero degli Affari esteri della Spagna è stato nominato dal connazionale Josep Borell, l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Secondo Tanchum, che è anche docente di relazioni internazionali del Mediterraneo e del Medio Oriente presso l'Universidad de Navarra, “c'è una logica strategica nel tentativo della Spagna di controbilanciare le sue relazioni con la Turchia approfondendo la sua partnership con l’Egitto. In questo senso, la Spagna sta seguendo un corso di politica estera simile a quello adottato dall'Italia, che ha già rafforzato la sua cooperazione per la sicurezza con l'Egitto”. L’Italia, previo via libera dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), dovrebbe infatti vendere all’Egitto due fregate europee multimissione (Fremm). Si tratta in particolare delle unità Spartaco Schergat ed Emilio Bianchi, prodotte da Fincantieri, per un valore stimato di circa 1,2 miliardi. La vendita delle due Fremm all’Egitto rafforza la posizione del gruppo cantieristico italiano a livello internazionale, anche in vista delle future gare. Tuttavia la notizia ha sollevato in Italia le critiche di quanti mettono in relazione i rapporti economici e commerciali fra Italia ed Egitto alla tragica fine di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato a morte dai militari egiziani all’inizio del 2016.

La Spagna, ad ogni modo, è presente in Libia anche e soprattutto per difenderei suoi interessi energetici. “La prima preoccupazione della Spagna in Libia è la sicurezza e la ripresa del funzionamento dei beni di Repsol in Libia. Mentre la Spagna non ha l'enorme partecipazione nel settore energetico della Libia che l'Italia possiede grazie agli asset di Eni nel Paese, Repsol - la terza compagnia spagnola per fatturato - è l'operatore principale in due blocchi del gigantesco giacimento libico di Sharara. Questi giacimenti libici sono l'operazione più redditizia di Repsol a livello mondiale”, aggiunge il professor Tanchum. La produzione del giacimento petrolifero di Sharara, nel sud della Libia, è recentemente aumentata a circa 150 mila barili di petrolio al giorno, più o meno la metà della capacità produttiva. Lo scorso 11 ottobre, la National Oil Corporation (Noc, la compagnia petrolifera della Libia) ha annunciato un accordo “di onore” con le Guardie petrolifere e la revoca dello stato di forza maggiore nel giacimento di Sharara, 200 chilometri a ovest di Sebha. Secondo un recente rapporto del panel di esperti dell’Opec+, nella migliore delle ipotesi la produzione libica raggiungerà 1,1 milioni di barili di petrolio nel 2021, mentre si attesterebbe a 600 mila barili secondo lo “scenario base”. Nessuna notizia, per ora, dal giacimento Elephant (El Feel, circa 125 mila barili di produzione massima) a partecipazione Eni, che si presume sia ancora chiuso.

“Nel 2019, le importazioni di petrolio della Spagna dalla Libia hanno raggiunto il record di 170.000 barili al giorno, diventando il terzo fornitore di petrolio della Libia in Spagna. Tuttavia, la Spagna riceve il petrolio e Repsol ne ricava profitti solo quando i giacimenti non vengono chiusi a causa della guerra civile, un problema che allo stesso modo ha ostacolato gran parte della produzione petrolifera di Eni”, afferma ancora Tanchum. “Il palese intervento militare della Turchia durante la prima metà del 2020 per preservare il Governo di accordo nazionale (Gna) della Libia ha creato un'importante testa di ponte strategica per la Turchia nel Maghreb centrale. Avendo invertito il corso della guerra civile libica e diventando garante della sicurezza del Gna, la Turchia sta sviluppando una presenza militare fuori misura rafforzando la sua potenza aerea presso la base aerea di Al Watiya e costruendo una base navale presso la roccaforte costiera del Gna a Misurata”, aggiunge il senior fellow presso Aies.

Se da una parte la Spagna ha necessità di assicurare le risorse petrolifere di Repsol, dall’altra deve valutare fino a che punto la crescente dipendenza della Libia dalla Turchia renderà la Spagna vulnerabile ai dettami di Ankara. Lo stesso discorso vale anche per l’altro grande “tesoro” della Libia oltre gli idrocarburi: la ricostruzione del paese, un business del valore stimato di 50 miliardi di euro. “Prima della guerra civile, le società spagnole detenevano una quota significativa nello sviluppo delle infrastrutture della Libia. Alla firma dell'accordo bilaterale di investimento e commercio della Spagna del 2007 con il governo libico guidato da Muammar Gheddafi, Madrid ha annunciato l’aspettativa che le aziende spagnole possano ricevere contratti libici per un totale di 12 miliardi di euro. Anche se probabilmente troppo ottimiste, le aziende spagnole erano pronte a svolgere un ruolo redditizio nello sviluppo delle infrastrutture della Libia. La società spagnola Indra, ad esempio, che ha costruito un passato il sistema di controllo del traffico aereo della Libia, ha avviato trattative avanzate per un contratto da 200 milioni di euro per l'ammodernamento del sistema di difesa aerea di Tripoli”, rivela ancora il docente di relazioni internazionali del Mediterraneo e del Medio Oriente presso l'Universidad de Navarra.

Un settore, quello del traffico aereo, dove Spagna e Italia sono tuttavia in competizione. Al consorzio italiano “Aeneas”, infatti, è stato affidato l’importante appalto del valore totale di 79 milioni di euro per la ricostruzione dell’Aeroporto internazionale di Tripoli devastato dalla guerra civile e la costruzione di due terminal: uno nazionale e uno internazionale, completi di tutti gli impianti aeroportuali per permettere l'apertura di questo aeroporto entro i primi mesi del 2021, Covid permettendo. Non solo. Nel 2017, l'italiana Techno Sky, società di logistica e manutenzione di Enav (società di servizi per la navigazione aerea civile), ha fornito all’aeroporto internazionale Mitiga di Tripoli (l’unico ad oggi funzionante) le torri mobili destinate all’Autorità per l’aviazione civile della Libia. La competizione tra Roma e Madrid si estende anche al settore della trasmissione dell’energia elettrica, oggi completamente devastato. “La spagnola Abengoa, che nel 2003 aveva ottenuto contratti per un totale di 300 milioni di euro per il potenziamento del sistema di trasmissione dell'energia elettrica libica, ha firmato un memorandum d'intesa del 2010 con il governo di Gheddafi per la costruzione di quattro impianti di dissalazione del valore di 950 milioni di euro. Gli accordi di Indra e Abengoa, come quelli di molte altre compagnie spagnole, sono stati ostacolati dall'uccisione di Gheddafi e dal conseguente disordine della guerra civile libica”, afferma Tanchum.

Secondo il docente dell'Universidad de Navarra, Madrid deve garantire che le imprese spagnole non vengano emarginate nella ricostruzione della Libia. “Poiché la Turchia è il principale fornitore di sicurezza del Gna, la Spagna deve ora affrontare la crescente preoccupazione che Ankara, a corto di liquidità, possa sfruttare il suo vantaggio intrinseco con Tripoli per ricevere contratti di ricostruzione a spese della Spagna. L'Italia ha dovuto affrontare preoccupazioni simili sia nel settore energetico che in quello delle costruzioni. Come riportato dalla vostra agenzia, è stata sollevata preoccupazione corca la prosecuzione di un contratto detenuto da un consorzio italiano per la ricostruzione dell'aeroporto internazionale di Tripoli”, aggiunge l’esperto. Il riferimento è alla strana “ispezione” da parte di una "società turca specializzata" presso l’Aeroporto internazionale di Tripoli,". Durante la visita, aveva fatto sapere l'Autorità aeroportuale libica, si era discusso anche della possibilità di "annullare alcuni dei contratti stipulati e di realizzare nuove opere".

Tanchum sottolinea che Ankara può colmare il deficit finanziario per ottenere contratti grazie “alla capacità finanziaria dello stretto partner strategico della Turchia, il Qatar, di investire pesantemente in progetti di ricostruzione turchi in Libia”. In Tunisia, ad esempio, dove la Turchia sta tentando di aumentare la sua influenza politica attraverso il partito Ennahda, “il Qatar ha investito 3 miliardi di dollari, catapultando il partner stretto della Turchia davanti all'Italia come secondo più grande investitore. La stessa Turchia è diventata anche uno dei maggiori investitori in Algeria”, spiega di nuovo il senior fellow presso l'istituto austriaco Aies, “I nuovi allineamenti emersi dal conflitto in Libia e nel Mediterraneo orientale hanno un impatto diretto sugli orientamenti di politica estera di Tunisia e Algeria e quindi influenzeranno sempre più i contorni dell'architettura strategica del Mediterraneo occidentale. La politica estera spagnola deve affrontare l'urgente compito di ricalibrare attentamente il relativo equilibrio tra le sue relazioni con i suoi alleati della Nato Francia, Italia e Turchia”, conclude l’esperto. (Asc)
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