Tripoli, 03 giu 2020 19:37 - (Agenzia Nova) - Nelle ultime settimane il nome di Saif al Islam, figlio di Muammar Gheddafi, nascosto e protetto dalle milizie della città Stato di Zintan, è tornato a circolare sui media, in particolare a causa delle notizie riguardanti un piano per la sua uccisione ordito dai servizi segreti turchi. In questo contesto l’indebolimento del generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), e l’eccessiva dipendenza dalla Turchia del premier del Governo di accordo nazionale (Gna), Fayez al Sarraj, potrebbero spingere alcuni degli attori internazionali attivi nel paese a puntare sul figlio del defunto colonnello libico, che nonostante il nome fortemente legato al passato regime, vanta ancora importanti rapporti a livello internazionale e un possibile sostegno in patria. Fonti a conoscenza dei fatti contattate da “Agenzia Nova” hanno confermato che da mesi Saif al Islam si sta muovendo in questa direzione. Infatti, il figlio del deposto leader libico ha iniziato, dopo la sua liberazione da parte delle milizie di Zintan nel giugno 2017, a riprendere la frequentazione di alcuni circoli particolarmente importanti in Libia. Tuttavia il fatto più importante è la segnalazione della sua presenza a Mosca.
Secondo molti osservatori, Saif al Islam è “il più attrezzato culturalmente” a un eventuale progetto di leadership, per le relazioni internazionali intrattenute fino a poco prima della caduta del regime, in particolare con il Regno Unito, ma anche per il ruolo di primo piano ricoperto durante il governo del padre. Infatti, come precisano le fonti di “Nova”, ai tempi del governo del padre Muammar molti governi, tra cui l’Italia, consideravano Saif al Islam come l’unica persona a cui rivolgersi in caso di seri problemi e in più di un’occasione avrebbe dato dimostrazione di saper dialogare. La principale difficoltà a una sua ipotetica investitura è stata finora, oltre all'opposizione della Turchia, la reticenza di alcuni paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, in passato tra i principali avversari del regime di Muammar Gheddafi e che ora appoggiano il generale Khalifa Haftar e le forze della Cirenaica. Proprio da questa regione partirono le rivolte contro il regime nel 2011. Tuttavia non è da escludere una mediazione dell’Egitto, sostenitore di Haftar, per convincere gli alleati emiratini e sauditi ad accettare un eventuale ruolo di Saif al Islam in un futuro percorso politico.
In queste settimane sono circolate voci di numerosi tentativi da parte dei servizi segreti turchi e del governo di Tripoli di assassinare, o quanto meno catturare Saif al Islam Gheddafi, ricercato dalla Corte penale internazionale, in particolare dopo che il 10 marzo la Corte d'appello della Cpi ha respinto il ricorso dei suoi legali ribadendo che debba comparire all'Aia. L’ultimo caso è stato riportato dal sito “Afrigate news”, considerato vicino ad Haftar, che ha denunciato in un articolo un piano per assassinare il figlio dell’ex colonnello da parte delle forze affiliate al Governo di accordo nazionale libico (Gna). Il sito ha citato una fonte vicina al leader delle forze del Gna, Osama al Juweili, secondo cui l’operazione per uccidere Saif al Islam Gheddafi era stata concordata con gruppi armati affiliati alla città di Zawiya. In base a quanto riportato da “Afrigate news”, il piano sarebbe saltato a seguito di divergenze sulla divisione del bottino recuperato dopo la caduta della base di al Watiya in precedenza occupata dalle forze dell’autoproclamato dell’Lna. Le milizie di Zawiya avrebbero inoltre chiesto al Gna di poter controllare l'aeroporto internazionale di Tripoli una volta cacciate le forze dell’Lna, ricevendo tuttavia un rifiuto. La scorsa settimana erano circolate notizie sulla creazione da parte dell’intelligence turca di una nuova sala gestita da Khaled al Sharif, ex supervisore della prigione di Hadaba a Tripoli, e Abdul Hakim al Hajj, tra i cui principali obiettivi vi sarebbe quello di cercare Saif al Islam per assassinarlo o arrestarlo e consegnarlo al Tribunale penale internazionale per porre fine al suo ruolo politico.
Le stesse milizie di Zintan, città in cui ha trovato rifugio Saif al Islam, hanno rivelato piano per catturare e assassinare il figlio di Gheddafi da parte dell’intelligence turca. In un’intervista rilasciata ad “Agenzia Nova”, il leader della milizia della tribù di Zintan, Mohamed Boukraa, ha rivelato che Saif al Islam Gheddafi, figlio del defunto leader libico Muammar Gheddafi, è posto sotto una stretta sorveglianza da parte dei suoi uomini e che la Turchia "non riuscirà a prenderlo". Secondo Boukraa, il figlio del defunto leader libico "è in un posto che solo poche persone conoscono". Il capo delle milizie di Zintan ha sostenuto di essere a conoscenza "di tutti i tentativi turchi e occidentali di arrestarlo o assassinarlo", indicando che sta seguendo da vicino la situazione in Libia, in particolare gli sviluppi a Tripoli.
Le sconfitte dall’Esercito nazionale libico negli ultimi mesi, che hanno portato al fallimento dell’offensiva per riconquistare Tripoli lanciata lo scorso aprile 2019, starebbero spingendo gli alleati di Haftar a trovare soluzioni alternative, tra cui una revisione del ruolo dell'uomo forte della Cirenaica, soprattutto per evitare uno scontro diretto con la Turchia entrata in forze a sostegno del Governo di accordo nazionale. Un esempio è il possibile ritorno a Ginevra delle delegazioni militari di Gna ed Lna nel quadro della Commissione militare libica, formata da cinque ufficiali militari di entrambe le parti in conflitto, annunciato ieri dalla missione Onu in Libia (Unsmil). All’annuncio sono seguite le visite del vicepremier del Gna, Ahmed Maiteeq, e del ministro degli Esteri Mohammed Siyala, a Mosca, e di Haftar in Egitto. Per domani è invece prevista una visita di Sarraj in Turchia per colloqui con il presidente Recep Tayyip Erdogan. La possibilità di un ritorno al dialogo per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e avviare un dialogo politico giunge dopo un sempre più importante coinvolgimento di Russia e Turchia nel conflitto, con la prima che avrebbe inviato 14 caccia, tra MiG-29 e Su-24, oltre a mercenari della Wagner e siriani, e la seconda droni, sistemi di difesa e combattenti islamisti sempre provenienti dalla Siria. (Res)
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