TUNISIA

 
 

Tunisia: stasera ultima possibilità per formare un nuovo governo o il paese tornerà alle urne

Tunisi, 26 feb 2020 17:10 - (Agenzia Nova) - La Tunisia si trova davanti a un bivio e deve scegliere entro stasera se intraprendere la strada del nuovo governo o se dovrà tornare alle urne quattro dopo le ultime elezioni legislative. Dopo due settimane ricche di colpi di scena, veleni e voltafaccia, in Tunisia il premier incaricato Elyes Fakhfakh sembra risolto i problemi in sospeso con il movimento islamico Ennahda, prima forza politica del paese, e dovrebbe ricevere oggi la fiducia dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo. Nel nuovo governo Ennahda dovrebbe essere più forte che nel precedente esecutivo guidato da Youssef Chahed, con tutte le conseguenze del caso sul posizionamento regionale del paese che ha visto appena due giorni fa la visita dell’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani. L’intesa sembra scongiurare l’ipotesi di nuove elezioni paventata dal presidente della Repubblica, Kais Saied, che già lo scorso 10 gennaio aveva assistito alla bocciatura da parte dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) del governo targato Habib Jemli, semisconosciuta figura indicata da Ennahda con alle spalle una sola esperienza al governo da sottosegretario all’Agricoltura. Stavolta il premier incaricato sembra avere in mano le carte per ottenere la fiducia in parlamento.

Ennahda ha spiegato di essere tornato sui suoi passi in ragione dei rischi derivanti da un ritorno alle urne, in particolare in una congiuntura regionale complessa e pericolosa. Il presidente dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) e leader di Ennahda, Rached Ghannouchi, si è dichiarato oggi a favore di un'iniziativa legislativa che consenta di raggiungere la riconciliazione nazionale e di completare la formazione degli organi istituzionali indipendenti, in primo luogo la Corte costituzionale. "La formazione della Corte costituzionale è una priorità nazionale", ha detto Ghannouchi, annunciando l'avvio delle procedure per completare l'elezione dei tre membri rimanenti di questo organo. Parlando all'apertura della sessione plenaria dedicata al voto di fiducia del nuovo governo, Ghannouchi ha affermato che oggi la Tunisia va incontro a un importante test democratico. “Questa sfida - ha detto - arriva in un contesto regionale e arabo da cui la Tunisia non è immune”.

Da una parte la Tunisia è esposta alle ripercussioni della crisi in Libia, dall’altra l’esplosiva situazione economica e sociale interna. Un quadro che, ha fatto sapere il movimento Ennahda in una nota, richiede di rendere quanto prima operativo un esecutivo in grado di attuare riforme urgenti, migliorare le condizioni di vita dei cittadini e soddisfare le loro aspirazioni. In realtà, nelle trattative con Fakhfakh Ennahda ha rinunciato alla sua principale richiesta: quella di coinvolgere nella maggioranza governativa il partito Qalb Tounes del discusso imprenditore e filantropo Nabil Karoui, sconfitto al ballottaggio delle ultime elezioni presidenziali. L’obiettivo era quello di condividere con la seconda forza politica del parlamento la responsabilità di appoggiare un governo chiamato a compiere scelte anche impopolari in materia di politica economica.

Alla fine, Qalb Tounes resta all’opposizione, ma Ennahda ha ottenuto una contropartita importante aumentando la propria presenza nel governo rispetto alla prima versione della squadra presentata il precedente fine settimana da Fakhfakh. "Dopo le modifiche apportate alla composizione del governo proposte da Elyes Fakhfakh in direzione di un aumento dell'efficienza e dell'equilibrio, l'ufficio esecutivo ha deciso di prendere parte al governo e di votare la fiducia", si legge nella nota pubblicata dall’ufficio politico di Ennahda. Il movimento islamico moderato ha fatto pesare nelle trattative i 54 seggi conquistati in occasione delle elezioni legislative dello scorso ottobre ottenendo ben sette ministri nel nuovo esecutivo. Si tratta dei ministri dei Trasporti Anouar Maarouf, delle Collettività locali Lofti Zitoun, dell’Agricoltura Oussama Kheriji, dell’Equipaggiamento Moncef Selliti, della Salute Abdellatif Makki, dell’Insegnamento superiore Slim Choura, della Gioventù e dello Sport Ahmed Gaaloul. Altri due ministri indipendenti del governo Fakhfakh, inoltre, sono considerati molto vicini a Ennahda: si tratta del ministro dell’Interno Hichem Mechichi e di quello delle Tecnologie Mohamed Fadhel Kraiem.

Non a caso il capo del governo designato, nel suo discorso ai deputati, ha annunciato “sette priorità economiche e sociali” della sua squadra: 1) lotta al contrabbando e agli speculatori; 2) incentivi alle aziende attive nei settori strategici, agli investitori e agli esportatori; 3) contrasto dell’evasione fiscale e stretta sullo sperpero di denaro pubblico; 4) controllo del debito e uso dei fondi internazionali per investimenti; 5) difesa del dinaro tunisino e controllo dell’inflazione; 6) valorizzazione dei fosfati e del bacino minerario del sud; 7) protezione delle categorie dei lavoratori più vulnerabili. Il programma di governo, secondo Fakhfakh, “coinvolge tutte le categorie sociali, specialmente in questo momento che i tunisini aspettano l'inizio di una ripresa economica.

Il premier incaricato ha indicato come priorità numero uno la lotta al contrabbando e agli speculatori, “in particolare per quanto riguarda i prodotti sovvenzionati”. Un colpo, questo, ai commercianti che sfruttano i prodotti alimentari incentivati dallo Stato per accumulare guadagni illeciti durate il mese del digiuno del Ramadan. Fakhfakh ha chiarito che il governo lavorerà, nello stesso contesto, “per garantire i diritti economici previsti dalla costituzione, invece di presentare aiuti ciclici”. Quanto alla seconda priorità, il premier si è impegnato a fornire un sostegno urgente alle società che costituiscono l'ossatura dell'economia tunisina, nonché a sostenere investitori e esportatori attraverso incentivi, semplificazione delle procure amministrative e snellimento della burocrazia. “La Tunisia non può compiere progressi con un tasso di investimento del 18 per cento”, ha commentato il premier. La terza priorità consiste nella lotta “chiara, rapida, forte e dissuasiva” contro la corruzione, avviando la creazione di una “cultura della sostenibilità” contro lo sperpero dei fondi pubblici. "Non c'è spazio nel governo - ha detto Fakhfakh - per lo spreco di denaro pubblico, la frode negli appalti pubblici, il favoritismo e la corruzione".

Una volta ottenuta la fiducia, ha affermato il premier, il governo lavorerà per mobilitare le risorse finanziarie necessarie “sia dai mercati internazionali che dalle istituzioni finanziarie internazionali”. Ciononostante, l’esecutivo si impegnerà comunque a proseguire gli investimenti. “Questa è la quarta priorità del nostro governo", ha insistito. Al punto successivo Fakhfakh ha indicato la difesa del dinaro tunisino e la lotta contro l'inflazione, in modo da evitare che le soluzioni monetarie abbiano un impatto negativo sulla crescita economica. Al riguardo, il premier designato ha detto che la sua squadra ha già pronte alcune misure per ridurre il deficit commerciale e proteggere l'economia tunisina, nel rispetto degli accordi internazionali ratificati dalla Tunisia. Un passaggio, quest’ultimo, che sembra scongiurare eventuali modifiche all’Accordo di associazione Ue-Tunisia, molto criticato da alcune parti politiche tunisine perché considerato sfavorevole al paese nordafricano.

Secondo Fakhfakh, i fosfati e il bacino minerario di Gafsa costituiscono la sesta priorità del governo: ecco perché saranno compiuti sforzi per raggiungere una soluzione che tenga conto degli aspetti relativi all'ambiente, all'industria e allo sviluppo. Va ricordato che le proteste scaturite dal blocco delle assunzioni della Società dei fosfati di Gafsa (Cpg) hanno più volte bloccato la produzione del principale bacino minerario tunisino, con gravi danni alle casse dello Stato. Per quanto riguarda la settima e ultima priorità, il premier ha infine promesso un’attenzione particolare ai lavoratori di determinate categorie considerate più vulnerabili, come gli operai edili e gli insegnanti supplenti.

“Ci attendono questioni urgenti e riforme radicali che richiedono grande determinazione, volontà e capacità", ha aggiunto il premier incaricato. “Per ripristinare la fiducia delle persone, dobbiamo cambiare il modo in cui il governo lavora, dobbiamo stabilire delle priorità e porre fine alla dispersione delle forze", ha affermato Fakhfakh. Parlando delle priorità del suo governo a livello politico, Fakhfakh ha posto l'accento sulla lotta contro i crimini e contro chi aggira le leggi. Il governo annuncerà una politica di “tolleranza zero nei confronti dei fenomeni della violenza, della criminalità e del terrorismo”, ha aggiunto il premier incaricato, promettendo sostegno a tutte le forze di sicurezza nell'adempimento del proprio dovere. Fakhfakh si è altresì impegnato a lavorare per migliorare la trasparenza dei registri e del bilancio pubblico.

Parlando della lotta contro la corruzione, Fakhfakh ha affermato che "i tunisini si aspettano fatti e non solo parole", gettando allo stesso tempo le basi per impedire qualsiasi sperpero di fondi pubblici. Per fare ciò, Fakhfakh si è impegnato a rafforzare l'indipendenza della magistratura e a completare le leggi che organizzano il potere giudiziario. "La lotta contro la corruzione costituirà una priorità per la politica penale dello Stato, conformemente al secondo paragrafo dell'articolo 115 della Costituzione (che regola il sistema della giustizia tunisino)”, ha aggiunto il Fakhfakh. Spazio verrà dato anche al programma strutturale di riforma statale e al completamento del decentramento del potere. A tal riguardo, Fakhfakh ha insistito sulla necessità di adottare “un approccio chiaro per il trasferimento delle prerogative e la mobilitazione delle risorse finanziarie e umane alla governance locale".

Secondo Fakhfakh, inoltre, è necessario avviare una profonda modernizzazione e una digitalizzazione dell'amministrazione pubblica, con una più efficiente distribuzione dei dipendenti in più settori. Il premier ha detto di voler puntare sulla formazione continua del personale amministrativo e il miglioramento delle prestazioni degli uffici statali. Questo, ha detto ancora Fakhfakh, richiede anche la riforma “indispensabile” delle imprese pubbliche non solo per l'equilibrio finanziario generale, ma anche per i servizi forniti ai cittadini. A questo proposito, il premier designato ha concluso: "Non adotteremo un metodo dogmatico e non abbiamo paura di affrontare la riforma delle imprese pubbliche, a condizione che venga presa in considerazione la specificità di ciascuna impresa e venga avviato un dialogo regolare con le parti sociali".

L’eventuale nascita del governo Fakhfakh porrebbe fine a un lunghissimo periodo di gestazione che, di fatto, ha acuito una crisi politica ed economica già pressante. L’esecutivo sarà controllato da Ennahda in misura maggiore di quello uscente, guidato dal laico Youssef Chahed, leader di Tahya Tounes. Questo implicherebbe anche un riposizionamento della Tunisia sullo scacchiere internazionale, avvicinando il paese alle istanze della Turchia e del movimento globale dei Fratelli musulmani. Gli effetti si vedrebbero in particolare sulla crisi in Libia, un dossier sul quale la Tunisia ha avuto di recente un ruolo marginale: di recente la Turchia ha chiesto a Tunisi di appoggiare il proprio intervento militare a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli e contro l’Esercito nazionale libico (Lna) di Khalifa Haftar. Il varo del governo Fakhfakh sarebbe tuttavia importante anche per l’Italia, che ritroverebbero così un importante interlocutore in materia di lotta ai flussi irregolari di migranti.

Vale inoltre la pena ricordare che il nuovo premier designato della Tunisia, Fakhfakh, è un ingegnere classe 1972 ed esponente del partito di centro-sinistra Ettakatol. Fakhfakh è stato ministro del Turismo dal 24 dicembre 2011 al 13 marzo 2013 durante il governo di Hamadi Jebali e ha guidato il dicastero delle Finanze dal 19 dicembre 2012 al 29 gennaio 2014. All'inizio della carriera ha lavorato per la società petrolifera francese Total con l'incarico di risolvere problematiche tecniche ed organizzative nei siti europei, statunitensi e asiatici. Dal 2004 al 2006 ha diretto un nuovo sito industriale di Total in Polonia. In seguito è stato direttore generale di una società industriale tunisina specializzata nella componentistica delle automobili, per poi entrare in politica. (Tut)
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