Mosca, 21 mag 2019 17:07 - (Agenzia Nova) - Il 30 aprile, alle prime luci dell'alba, Guaidò chiamava il paese a una nuova mobilitazione generale contro il presidente Nicolas Maduro. Al suo fianco, alcuni militari e il carismatico oppositore Leopoldo Lopez liberato dai domiciliari con la complicità di almeno un elemento del servizio di intelligence. Una mossa sostenuta con rinnovato vigore dal fronte internazionale a sostegno di Guaidò e che sembrava poter aprire una nuova fase nella crisi politica. Nel giro di poche ore, però, veniva svelato che il numero di militari pronti a lasciare Maduro era esiguo (e senza nessun nome di particolare richiamo) e che la base aerea inizialmente presentata come sede delle operazioni non era mai stata ai presa. Lo stesso Lopez, in serata, finiva per ottenere ospitalità nella residenza dell'ambasciatore di Spagna a Caracas. Maduro dava in breve per conclusa la crisi e prometteva punizioni per "i golpisti", rivendicando la compattezza delle forze armate attorno al governo e "il sangue freddo" dinanzi alle "provocazioni" di chi avrebbe "sperato nel bagno di sangue per giustificare una invasione armata". (segue) (Rum)
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