CAMBOGIA

 
 

Cambogia: nuova stretta a espressione online nonostante minacce di ripercussioni dell’Ue

Phnom Penh, 20 mar 2019 04:50 - (Agenzia Nova) - Il primo ministro della Cambogia, Hun Sen, sta promuovendo l’adozione di due nuove leggi che imporrebbero nuovi limiti alla libertà di espressione online. L’iniziativa del premier cambogiano rischia di aggravare la crisi diplomatica in atto tra Phnom Penh e l’Unione europea, proprio mentre quest’ultima si appresta a decidere se rimuovere la Cambogia dalla lista dei beneficiari dell’accesso privilegiato al mercato europeo. All’inizio di questo mese, Hun Sen ha sollecitato i ministri del suo governo a valutare nuove misure legislative contro la “falsa informazione” (“fake news”) online, e ad accelerare la definizione della nuova legislazione in materia di crimini informatici, proposta per la prima volta dal premier nel 2012. I due provvedimenti rischiano di peggiorare ulteriormente le relazioni del governo cambogiano con Stati Uniti e Ue, che sin dallo scorso anno hanno minacciato e in parte attuato misure sanzionatorie in risposta alla rapida restrizione dei margini di esercizio della democrazia in quel paese asiatico.

La Cambogia si trova sull’orlo di una crisi economica, di fronte alla prospettiva di perdere il libero accesso delle proprie merci al Regno Unito, a seguito della Brexit, e all’Ue più in generale, per effetto delle sanzioni valutate da Bruxelles in risposta alle violazioni dei diritti civili in quel paese. Phnom Penh potrebbe avvertire i primi danni economici consistenti la prossima estate, nel caso venga meno il trattamento tariffario previdenziale concessole da Londra. Negli scorsi anni il regime Eba (“Everything but arms”) concesso dall’Ue alla Cambogia ha contribuito al dinamismo economico di quel paese del Sud-est Asiatico, ma la Brexit, in programma alla fine di marzo, potrebbe revocare il libero accesso delle merci al Regno Unito. Un rapp0orto pubblicato questo mese dal German Development Institute cita proprio la Cambogia al primo posto tra gli Stati in via di sviluppo che risentiranno maggiormente della Brexit.

In occasione del suo 34mo anno al potere, lo scorso gennaio, il premier cambogiano Hun Sen ha minacciato rappresaglie contro le forze di opposizione politica del paese, nel caso Bruxelles decida di procedere alla revoca dei privilegi commerciali. “Se volte l’opposizione morta, tagliate pure (lo status Eba)”, ha detto Hun Sen rivolto all’Ue, durate un discorso per l’inaugurazione di una nuova tangenziale attorno alla capitale Phnom Penh. “Se invece volte che l’opposizione resti viva, non fatelo e discutiamo”, ha aggiunto il premier 66enne. “Non c’è alcuna ragione di assecondare, perché ormai è troppo tardi”, ha affermato inoltre Hun Sen. “Se volessimo balzare al collo (dell’opposizione), potremmo farlo in un attico”. Hun Sen ha affermato che il suo governo non perdonerà quanti “hanno fatto appello ai paesi occidentali” affinché taglino gli aiuti al paese come forma di pressione politica.

Almeno due funzionari del Partito di soccorso nazionale cambogiano (Cnrp), la principale formazione politica di opposizione sciolta per via giudiziaria dal governo prima delle ultime elezioni politiche, hanno annunciato a febbraio di voler chiedere il “perdono” del governo guidato dal premier Hun Sen per veder revocata l’interdizione quinquennale dalle attività politiche che grava sul loro capo. L’annuncio è giunto in concomitanza con la firma del sovrano della Cambogia, Norodom Sihamoni, di un emendamento alla legge nazionale sui partiti politici. Kong Koam e suo figlio, Kong Bora – due figure di alto profilo del Cnrp, hanno annunciato oggi l’intenzione di richiedere un “perdono individuale” secondo una precondizione fissata dal premier Hun Sen per avvalersi del nuovo emendamento e riprendere l’attività politica. “La ragione per cui intendo chiedere il perdono è che non posso rimanere un fuorilegge”, ha dichiarato Kong Bora, ribadendo di non aver “mai violato la legge”. Le autorità giudiziarie cambogiane hanno privato dei diritti politici ben 118 funzionari del Cnrp nel novembre 2017, in concomitanza con lo scioglimento di quel partito.

Il governo della Cambogia sta tentando di premunirsi in vista dell’eventuale privazione dell’accesso privilegiato ai mercati europei, valutato da Bruxelles come misura ritorsiva in risposta alla messa al bando dell’opposizione democratica in quel paese del Sud-est Asiatico. La Commissione europea ha annunciato il mese scorso la decisione di imporre tariffe al riso importato da quel paese e dal Myanmar per i prossimi tre anni. La misura non è formalmente legata al braccio di ferro sui diritti umani, ma l’esito di una indagine di “salvaguardia” intrapresa lo scorso marzo su richiesta del governo italiano, a fronte del brusco aumento delle importazioni di riso da quei due paesi. La tempistica dell’annuncio è comunque significativa: lunedì scorso, infatti, il premier Hun Sen aveva rivolto un avvertimento a Bruxelles, affermando che la revoca dell’accesso privilegiato alla merci cambogiane avrebbe portato alla “morte” dell’opposizione in Cambogia. La Commissione Ue ha assunto la decisione in merito alle tariffe sul riso autonomamente, a fronte dell’assenza di pareri da parte del comitato competente.

La Cambogia e il Myanmar sono beneficiari del meccanismo “Everything but Arms” (Eba), che consente il libero accesso delle merci di quei paesi ai mercati del Vecchio continente. L’Ue, che ha concesso lo status Eba a Phnom Penh e Naypyidaw come forma di assistenza allo sviluppo, è impegnata dallo scorso novembre a discuterne la revoca, a fronte delle violazioni dei diritti umani in quei paesi: nel Myanmar il nodo della contesa sono le gravi violenze ai danni della minoranza musulmana rohingya; alla Cambogia, invece, Bruxelles contesta lo scioglimento per via giudiziaria del principale partito di opposizione democratica, il Partito di soccorso nazionale cambogiano (Cnrp), la cui assenza alle elezioni politiche dello scorso luglio ha reso la Cambogia un sistema a partito unico di fatto.

La prospettiva di una perdita dello status Eba ha già causato i primi danni al settore trainante dell’export Cambogiano, il tessile. Diversi grandi marchi di abbigliamento internazionali hanno intrapreso una revisione preventiva dei contratti sottoscritti con gli stabilimenti cambogiani, nel timore che i capi di vestiario prodotti in quel paese possano perdere il libero accesso ai mercati Ue. All’inizio di questo mese la pubblicazione di settore “Apparel Insider” ha pronosticato un’ingente perdita di ordinativi per l’industria tessile cambogiana: “Le nostre fonti suggeriscono che diversi marchi hanno già deciso di revocare gli ordini dal paese”, afferma un articolo del periodico, che non fa alcun nome specifico. Tra i principali marchi che operano in Cambogia figurano Armani, Gap ed H&M. Better Factories Cambodia, una iniziativa sostenuta dalle Nazioni Unite, ha recentemente rilevato un miglioramento delle condizioni dei lavoratori negli stabilimenti cambogiani, che però non pare compensare, agli occhi delle aziende, il rischio di fare affari in un paese oggetto di sanzioni dell’Unione europea. (Fim)
ARTICOLI CORRELATI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TUTTE LE NOTIZIE SU..
GRANDE MEDIO ORIENTE
EUROPA
AFRICA SUB-SAHARIANA
ASIA
AMERICHE