TERRORISMO

 
 

Terrorismo: paesi dei Balcani in allerta per diffusione fenomeno nella regione

Roma, 05 giu 2015 18:00 - (Agenzia Nova) - I paesi dei Balcani continuano a monitorare con attenzione il fenomeno del terrorismo islamico, in particolare cercando di arginare il fenomeno degli arruolamenti di cittadini della regione nella fila dello Stato islamico per le guerre di Iraq e Siria. “Al Hayat media center”, la principale fonte di propaganda e di diffusione dello Stato islamico, ha pubblicato su un video dedicato ai paesi della regione, in cui appaiono alcuni suoi combattenti che annunciano “la vendetta nei confronti di chi ha umiliato i musulmani”. Nel video ci sono anche due albanesi che parlano nella loro lingua madre, Abu Muqatil (Al Kosovi) e Abu Bilqis (Al Albani), probabilmente originari del Kosovo e dell’Albania. I due annunciano “giornate nere per chi disprezza Allah, in Kosovo, in Albania, nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e in tutti i Balcani”.

Nel suo messaggio Abu Muqatil avverte: “Dovete temere di uscire, di stare in ufficio e nelle vostre case, dovete temere persino di dormire. Con il permesso di Allah vi strangoleremo. Arriveremo con gli esplosivi”, conclude Abu Muqatil. Ieri a Tirana, una giornalista di cronaca del quotidiano albanese “Gazeta Shqiptare”, Aurora Koromani, è stata minacciata da una persona ricercata dalla polizia per essere coinvolto in attività legate al reclutamento di combattenti da inviare in Siria a fianco delle unità terroristiche dello Stato islamico. Koromani ha ricevuto un messaggio su Facebook: “La devi pagare”, il testo della comunicazione, inviata da una persona che sul suo profilo Facebook avrebbe numerosi contatti con chi propaganda il jihad.

La giornalista ha subito sporto denuncia e la polizia ha scoperto che l’uomo che le ha inviato il messaggio si troverebbe nella lista dei ricercati. Koromani è stata subito contattata anche dal direttore generale della Polizia, Haki Cako, e dal ministro dell’Interno, Saimir Tahiri. La giornalista non ha reso pubblico il nome della persona che gli ha inviato il messaggio minatorio, visto che sul caso adesso sta indagando la polizia, ma ha spiegato di aver scritto anche su di lui. “Ci sono vari sospetti che lui si trovi nelle zone di combattimento”, ha spiegato la giornalista, autrice di numerosi articoli sugli albanesi coinvolti con lo Stato islamico.

La penetrazione delle cellule islamiche nei Balcani è un fenomeno noto da tempo agli inquirenti italiani e internazionali. In Bosnia-Erzegovina, la lotta alle organizzazioni terroristiche in Bosnia si è intensificata nel mese di settembre dello scorso anno, quando la polizia ha eseguito una serie di arresti nell'ambito dell'operazione "Damask". Tra le persone arrestate a settembre spicca la figura di Husein Bilal Bosnic, considerato uno dei leader della comunità wahabita in Bosnia. Bosnic è noto nel nostro paese per aver svolto attività di proselitismo nel nord Italia e per avere parlato alla stampa nazionale del Vaticano come possibile obiettivo di attacchi.

L’arruolamento di cittadini di altri paesi nei conflitti in corso è molto diffuso nella regione dei Balcani. Secondo Valentina Bozinovska, presidente della Commissione per i Rapporti con le comunità religiose dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom), accade sempre più spesso che ragazzi macedoni, in particolare di etnia albanese, vengano arruolati per la guerra siriana. Il Centro internazionale per lo studio della radicalizzazione (Isra), un centro studi con sede a Londra, ritiene che circa 130 combattenti provenienti dall’Europa, per lo più di etnia albanese, si siano uniti a gruppi legati ad al Qaeda in Siria, tra cui Jabhat al Nusra e lo Stato islamico.

Il problema dell’arruolamento di combattenti nella guerra siriana riguarda in modo particolare l’Albania e la Fyrom. Secondo il ministro dell’Interno macedone, Gordana Jankulovska, il governo non ha una chiara visione del numero esatto dei connazionali che combattono in Siria, ma i nuovi emendamenti al codice penale potrebbero servire da deterrente per arginare questo fenomeno. "Abbiamo introdotto un nuovo reato per le persone che stanno mediando e promuovendo l'idea di andare in Siria", ha affermato Jankulovska. Secondo gli esperti, la maggior parte dei combattenti dei Balcani nel conflitto siriano sono reclutati nell’Europa occidentale e stanno raggiungendo il paese attraverso la Turchia.

Per quanto riguarda l’Albania, paese laico ma a maggioranza musulmana, nei mesi scorsi il capo dello Stato albanese, Bujar Nishani, ha convocato una riunione con il direttore dei servizi segreti, Visho Ajazi, il procuratore capo della Repubblica, Adriatik Llalla, e il capo della Procura per i reati gravi, Eugen Beci, per discutere del fenomeno del reclutamento dei fedeli musulmani che vengono inviati a combattere in Siria per la guerra santa, il jihad. A marzo, infatti, è stata scoperta una cellula sospettata di aver inviato in Siria almeno 50 albanesi, alcuni anche con le proprie famiglie. Sette persone, tra cui anche due imam, sono stati arrestati.

All’inizio di questo mese un totale di sette cittadini kosovari sono stati incriminati per aver reclutato o combattuto per gruppi terroristici di matrice islamica in Siria. Lo ha reso noto la procura kosovara, secondo cui i sette “hanno deciso di partecipare alla guerra in Siria e di unirsi a un gruppo di albanesi che combattono per l'organizzazione terroristica dello Stato islamico”. Cinque di loro sono accusati di "istigazione a commettere o partecipare ad attività terroristiche, reperimento di finanziamenti e altre risorse materiali" per attività relative al terrorismo. Secondo la magistratura, i sospettati assicuravano finanziamenti e istruzioni dettagliate ad un gruppo di albanesi del Kosovo "attualmente presenti o recatisi in Siria di recente”.

Il capo del gruppo di combattenti albanese in Siria Lavdrim Muhaxheri, noto anche con il nome di Abu Abdullah, sarebbe stato ucciso a Kobane, al confine tra Siria e Turchia, nel mese di gennaio. Secondo informazioni non confermate, Muhaxheri avrebbero lavorato a Camp Bondsteel, la principale base statunitense sotto il comando della Kfor, la missione a guida Nato in Kosovo. I cittadini kosovari arrestati a inizio marzo sono accusati aver “contattato telefonicamente Lavdrim Muhaxheri” e di aver dato indicazioni agli albanesi del Kosovo su come raggiungere il confine siriano dall'aeroporto Hatay, nella parte sud-orientale della Turchia. Secondo le autorità di Pristina, il numero dei combattenti kosovari in Siria e in Iraq è sceso da 195 a 50 grazie alle nuove leggi sul contrasto dei combattenti stranieri.

Durante una visita a Tirana nel mese di gennaio, il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, aveva sottolineato che i Balcani occidentali sono un’area strategica e che l’Europa dovrebbe coinvolgere questa regione nella comune lotta al terrorismo. "L’Albania e i Balcani sono un partner strategico nel contrasto al terrorismo; un partner che non solo deve essere riconosciuto come tale dall’Europa, ma deve essere immediatamente integrato in quella grande squadra che deve contrastare il terrorismo”, aveva dichiarato Alfano durante una conferenza stampa con il ministro albanese dell’Interno, Saimir Tahiri, al termine dei loro colloqui.

“Quest’area del mondo - aveva proseguito Alfano - può essere considerata dai terroristi una zona importantissima di attraversamento per recarsi nei teatri di guerra. E’ una zona nella quale si può immaginare che possano formarsi ed addestrarsi dei terroristi che vanno poi a combattere in Siria. E’ per questo motivo per cui noi, come Europa, dobbiamo considerarla strategica e fare di tutto perché il rapporto di cooperazione con l’Albania e i Balcani occidentali possa rafforzarsi sempre di più”.

Il ministro italiano aveva aggiunto che “bisogna fare un passo in avanti nella cooperazione ed io proporrò alla presidenza lettone dell’Ue di invitare i rappresentanti del governo dell’Albania e dei Balcani al prossimo meeting del Consiglio di Giustizia ed Affari interni. Proporrò anche l’integrazione dell’Albania nelle squadre multinazionali ad hoc contro il terrorismo, che sono nate con la firma di una decina di paesi in questo ultimo semestre del 2014”. (Res)
ARTICOLI CORRELATI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TUTTE LE NOTIZIE SU..
GRANDE MEDIO ORIENTE
EUROPA
AFRICA SUB-SAHARIANA
ASIA
AMERICHE