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Speciale difesa: Siria, prosegue avanzata delle Forze democratiche verso Manbij

Damasco, 06 giu 2016 15:30 - (Agenzia Nova) - Prosegue nella provincia di Aleppo l’avanzata delle forze sostenute dagli Stati Uniti, il cui scopo è tagliare le vie di rifornimento dello Stato islamico nel corridoio di Manbij, vicino al confine con la Turchia. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le Forze democratiche siriane (Sdf), di cui fanno parte le milizie curde Ypg, sono arrivate a 5-6 chilometri dalla città di Manbij, a nord-est di Aleppo. “Abbiamo fatto grandi progressi e stiamo cercando di trasferire i civili prima di iniziare l’assalto sulla città”, ha detto Sharfan Darweesh, portavoce del Consiglio militare di Manbij, un gruppo tribale affiliato alle Forze democratiche siriane. Da quando è iniziata l’offensiva su Manbij il 30 maggio scorso, le Sdf, con la copertura aerea della coalizione a guida Usa, hanno conquistato oltre 100 chillometri quadrati di territorio, secondo quanto riferito da Pat Ryder, portavoce del Comando centrale Usa (Centcom). “La coalizione ha lanciato oltre 55 raid contro lo Stato islamico in appoggio all’offensiva”, ha aggiunto Ryder. “Le operazioni sono guidate dal Consiglio militare di Manbij della coalizione arabo-siriana, una forza autoctona araba di Manbij che vuole riprendere il controllo della sua città”, ha detto Ryder.

Manbij si trova sulla strada nord-sud che collega Jarablus, centro al confine con la Turchia controllato dallo Stato islamico, e Raqqa. Il corridoio di Manbij si estende su un’area di 98 chilometri lungo il confine turco-siriano ed è un valico strategico utilizzato dallo Stato islamico (Is) per i propri traffici illegali e per il trasferimento di combattenti provenienti dall’Europa. Pochi giorni fa il segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, ha dichiarato che Manbij ospita una base dello Stato islamico utilizzata per pianificare attentati contro l’Europa, la Turchia e gli Stati Uniti. Secondo gli osservatori internazionali l’eventuale conquista della cittadina da parte delle Sdf costituirebbe una notevole perdita per lo Stato islamico, pur senza annullare del tutto la capacità dei jihadisti di rifornirsi attraverso il confine con la Turchia. “Manbij è stato un avamposto chiave per l’arrivo di combattenti stranieri”, ha osservato Carter, e per questo la città è “essenziale per gli sforzi contro lo Stato islamico”. “Sappiamo che da Manbij combattenti stranieri hanno progettato attacchi contro le loro città di provenienza in Europa, in Turchia e anche negli Stati Uniti”.

L’offensiva su Manbij doveva iniziare alcuni mesi fa, ma è stata ritardata dall’opposizione di Ankara contraria a un coinvolgimento diretto delle milizie curde Ypg nei combattimenti. Secondo quanto riferito dai funzionari Usa, le Ypg costituiscono solo un quinto o un sesto della forza impegnata nell’operazione attuale. Lo scorso marzo il presidente Usa, Barack Obama, in occasione di un colloquio con l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, a Washington, aveva chiesto “l’aiuto di Ankara” nell'offensiva. Erdogan aveva però posto due condizioni per garantire l’appoggio turco: la prima è che vi partecipassero solo i membri delle tribù arabo-siriane e la seconda è che Washington rafforzasse il suo sostegno ai gruppi che Ankara appoggia a Marea, località nord-occidentale della Siria al confine con la Turchia. (Res)
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