SPECIALE DIFESA

 
 

Speciale difesa: "The Economist", perché gli Stati Uniti devono rimanere impegnati nel Medio Oriente

Londra, 05 giu 2015 15:15 - (Agenzia Nova) - "Perdere il Medio Oriente" è il tema di copertina dell'ultimo numero del settimanale britannico "The Economist". L'ordine mediorientale sostenuto dagli Stati Uniti è crollato. Le guerre civili stanno divorando la Siria, l'Iraq e la Libia. I jihadisti dell'Isis hanno creato un califfato. In competizione con l'Iran per l'egemonia regionale, l'Arabia Saudita bombarda i ribelli sciiti nello Yemen. La pace potrebbe non tornare nell'area per una generazione. La conclusione che molti arabi, inclusi re e presidenti, traggono è che i giorni del potere Usa sono finiti. Per la maggior parte degli statunitensi, incluso l'uomo della Casa Bianca, invece, la lezione è che gli outsider non possono imporre l'ordine sul caos. Entrambe le posizioni, secondo il periodico, sono esagerate. Il Medio Oriente ha un disperato bisogno di un nuovo impegno statunitense, che sarebbe anche nell'interesse degli Usa. Il punto di partenza è comprendere che cosa sia andato storto. Negli Stati Uniti i democratici individuano l'origine dei recenti problemi nell'invasione irachena voluta da George Bush, mentre i repubblicani accusano l'attuale presidente, Barack Obama, di aver permesso che l'Iran prendesse il sopravvento sull'Iraq e di non essere riuscito a fermare la scelleratezza di Bashar al Assad in Siria. In realtà, le responsabilità sono diverse e le radici del malessere profonde; molti elementi potrebbero indurre a rimanere fuori dal Medio Oriente, ma altrettanti sono gli interessi che spingono a restare e Obama li ha individuati. Innanzitutto, il terrorismo dalla Libia o dalla Siria prima o poi colpirà l'Occidente. Poi c'è il petrolio: grazie agli idrocarburi da scisti estratti con la fratturazione idraulica, il Nord America entro un decennio potrebbe produrre tanta energia quanta ne consuma, ma le quotazioni petrolifere sono globali e il Medio Oriente fornisce ancora al mercato un barile di greggio su tre. C'è, inoltre, la questione della proliferazione nucleare: gli Stati Uniti, che hanno promosso un accordo con l'Iran, dovranno garantirne il rispetto. Occorre una nuova strategia di contenimento costruttivo; serve una diplomazia migliore; soprattutto, Washington deve accettare che i suoi rapporti con i paesi arabi dovranno essere improntati al pragmatismo. (Res)
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