SPECIALE DIFESA

 
 

Speciale difesa: Turchia-Usa, nuovo direttore della Cia Pompeo ad Ankara per discutere offensiva su Raqqa

Ankara, 10 feb 2017 15:30 - (Agenzia Nova) - Il nuovo direttore dell’Agenzia centrale d’intelligence Usa (Cia), Mike Pompeo, è arrivato ieri ad Ankara, in Turchia, per la prima visita all’estero dalla sua nomina, decisa dal presidente Donald Trump. Pompeo ha incontrato l’omologo turco, Hakan Fidan, e funzionari delle forze armate prima di un colloquio con il capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan. I temi dei colloqui che Pompeo ha avuto con Fidan e gli interlocutori militari turchi sono stati l'appoggio Usa al Partito democratico dell'unione curda (Pyd siriano) e l'organizzazione fondata dal predicatore islamico Fethullah Gulen, l'uomo considerato l'ispiratore del fallito golpe del 15 luglio scorso il quale attualmente risiede in Pennsylvania. Come riferisce il quotidiano “Daily Sabah”, uno degli obiettivi della visita è anche quello di coordinare l’offensiva su Raqqa, capitale di fatto dello Stato islamico in Siria, una volta liberata la città di al Bab (dove sono impegnate le milizie dell'Esercito libero siriano sostenute da Ankara) che si trova a 25 chilometri dal confine con la Turchia.

La visita di Pompeo in Turchia, che si conclude oggi, arriva a due giorni dalla prima conversazione telefonica tra Erdogan e l’omologo Usa Trump. Secondo fonti presidenziali turche, la stessa visita è stata decisa durante la conversazione telefonica tra i due capi di Stato. Secondo un comunicato della Casa Bianca, nel corso della telefonata Trump ha ribadito l'appoggio degli Stati Uniti alla Turchia come "partner strategico e alleato della Nato" e ha sottolineato come entrambi i paesi siano impegnati nella lotta al terrorismo "in tutte le sue forme", esprimendo il proprio apprezzamento per il contributo dato da Ankara alla guerra contro lo Stato islamico. Nel comunicato della presidenza turca si evidenzia invece come i due leader abbiano posto l'accento sull'amicizia e l'alleanza che lega Turchia e Stati Uniti.

Ankara ha riposto molte aspettative nel cambio di guardia alla Casa Bianca in un momento particolarmente teso nei rapporti tra Turchia e Usa, che ha avuto il suo culmine con il fallito golpe dello scorso luglio, organizzato secondo le autorità turche dal predicatore in esilio negli Stati Uniti, Fethullah Gulen. La Turchia ha presentato già la richiesta di estradizione di Gulen, dal 1999 residente in esilio volontario nello stato della Pennsylvania, ma per ora non ha ottenuto alcuna risposta da parte delle autorità statunitensi. "Il leader terrorista (Gulen) minaccia liberamente la Turchia, fornisce istruzioni e invia messaggi da lì (gli Stati Uniti). Sfortunatamente, non abbiamo visto alcun sostegno da parte dell'amministrazione Obama su questo argomento", ha dichiarato nelle scorse settimane il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu.

La Turchia ha inoltre fortemente criticato in questi mesi la politica degli Stati Uniti in Siria condotta dall'amministrazione uscente di Barack Obama, in particolare il sostegno di Washington ai curdi e al loro ramo militare, le Unità di protezione del popolo Ypg, che secondo Ankara sono un’estensione del gruppo terroristico Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan). La Turchia ha anche accusato Washington di non sostenere in modo adeguato l’operazione Scudo dell’Eufrate, lanciata per strappare l’area di al Bab al controllo dello Stato islamico, minacciando di rivedere la possibilità di utilizzo della base aerea di Incirlik, nella provincia turca di Adana, da parte della Coalizione internazionale a guida Usa. Secondo il quotidiano “Daily Sabah”, tuttavia, Pompeo oggi ha discusso con l’omologo Fidan di eventuali modalità di collaborazione tra forze armate turche e militari Usa nell’offensiva su Raqqa, dopo che nei giorni scorsi Trump ha scartato l’ipotesi di coinvolgere le Ypg nell’operazione.

Lo scorso 11 gennaio Rex Tillerson, ex amministratore delegato della compagnia petrolifera Exxon Mobil scelto dal neo eletto presidente Usa per guidare il dipartimento di Stato, aveva dichiarato invece che Washington avrebbe continuato a sostenere le milizie curde impegnate nella guerra allo Stato islamico (Is) in Siria. Ankara chiede da tempo che i paesi della coalizione internazionale ritirino il loro appoggio alle Ypg e il 24 agosto scorso ha dato il via alla campagna militare Scudo dell’Eufratte anche per limitare la presenza delle milizie curde nella zona di confine tra i due paesi. “La sconfitta dello Stato islamico dovrà essere la nostra priorità assoluta in Medio Oriente”, aveva detto Tillerson parlando al Senato Usa, affermando che i curdi siriani sono “i nostri maggiori alleati” nel paese.

“Gli Stati Uniti devono assicurare ai curdi siriani che intendono continuare a sostenerli per continuare l’offensiva su Raqqa (capitale di fatto dell’Is in Siria) – aveva continuato Tillerson – e quindi creare delle forze di coalizione che possano contenere lo Stato islamico se tenta di spostarsi in altre parti del paese”. Le Ypg sono la componente predominante delle Forze siriane democratiche (Sdf), impegnate attualmente nell’offensiva su Raqqa con il sostegno della coalizione internazionale a guida Usa che prevede non solo la copertura aerea, ma anche la presenza di consiglieri militari stranieri e attività d’addestramento. Gli Stati Uniti forniscono per altro anche equipaggiamenti militari alla Coalizione arabo siriana, un’altra forza che fa parte delle Sdf. Tillerson aveva aggiunto però che la nuova amministrazione Usa dovrà ricucire i rapporti con il presidente turco Erdogan. Le recenti dichiarazioni di Trump sull'esclusione delle milizie curde dall’offensiva nel centro cittadino di Raqqa sembrano andare in quella direzione. (Tua)
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