Mosca, 20 lug 2020 12:32 - (Agenzia Nova) - L’arresto di Sergej Furgal, governatore della regione russa di Khabarovsk, nel Distretto dell’Estremo oriente, ha provocato delle imponenti proteste da parte della popolazione locale che, seppur in tono minore, sono state replicate successivamente anche a Mosca. A Khabarovsk le manifestazioni si sono tenute con cadenza quotidiana ma la più importante si è verificata lo scorso 11 luglio, quando alcune decine di migliaia di persone, fra le 30 e le 60 mila a seconda delle fonti, sono scese in piazza per protestare contro l’arresto del governatore. Si tratterebbe, secondo alcuni osservatori, della più importante manifestazione degli ultimi decenni in termini di partecipazione popolare. L’arresto di Furgal, tuttavia, è decisamente un fatto singolare e, per questo motivo, risultano anche strane le proteste organizzate in suo favore. Il governatore è stato accusato di aver organizzato l'omicidio di diversi uomini d'affari nei primi anni 2000 e, come si legge anche da diversi profili social di cittadini della popolazione, la possibilità che ciò sia effettivamente accaduto non viene esclusa a priori.
L’intero Distretto dell’Estremo oriente è stato spesso un terreno fertile per grandi gruppi criminali impegnati nelle attività di contrabbando e diverse indagini, più o meno ufficiali, hanno smascherato i legami fra politici influenti e queste organizzazioni. Nel 2018 Furgal – presentatosi alle elezioni come candidato del Partito liberaldemocratico (Ldpr) – ha battuto il rivale proposto dal partito di governo, Russia unita, un risultato decisamente inatteso. La vittoria elettorale di Furgal è stata in gran parte attribuita al sentimento anti-establishment condiviso nella regione di Khabarovsk sia negli ambienti di destra, sia in quelli di sinistra. Secondo alcuni analisti politici, quindi, i cittadini di Khabarovsk sarebbero scesi in piazza per difendere i loro diritti ed esprimere, ancora una volta, dissenso nei confronti del Cremlino.
Non si può, tuttavia, non sottolineare una “pista straniera” che porterebbe in Cina. Secondo quanto riferito da alcuni esperti del settore It, infatti, sul popolare social network Tik Tok oltre 50 mila bot avrebbero condiviso e interagito con video e immagini volti a istigare le proteste. Generalmente sul social network cinese viene limitata la portata dei contenuti politicizzati e vengono rimossi i video che invitano le persone a protestare, a ribellarsi e a commettere atti di violenza. Tuttavia, in questo caso specifico, Tik Tok sembra aver cambiato l'approccio e promuove intenzionalmente video a favore delle proteste, anche perché se effettivamente gli account che postano questi contenuti sono gestiti dai membri della campagna mediatica pro Furgal, il social cinese svolge comunque il proprio ruolo consentendo loro di operare indisturbati. Non si può escludere, quindi, che la Cina stia lavorando per sfruttare l’instabilità in atto nell’Estremo oriente russo per degli obiettivi politici ed esercitare delle pressioni direttamente sul Cremlino. D’altronde, oramai storicamente l’approccio di Pechino nelle relazioni diplomatiche è proprio questo: indebolire l'alleato al fine di migliorare la propria posizione negoziale nelle relazioni bilaterali. Le autorità russe stanno facendo tutto il possibile per porre fine alle proteste e hanno inviato, perlomeno inizialmente, “in incognito” il rappresentante presidenziale per l’Estremo oriente Juri Trutnev per individuare un sostituto di Furgal.
Nel mentre è giunto il provvidenziale intervento del Servizio per la sicurezza federale (Fsb) che ha annunciato di aver sventato un attentato in “un’area affollata”, mentre le autorità sanitarie locali hanno tempestivamente identificato un aumento dei casi di contagio di coronavirus, proponendo quindi nuove restrizioni alle libertà di movimento. In sostanza sembra in atto un tentativo di sedare le intemperanze degli abitanti di Khabarovsk, un obiettivo al momento non semplice. Anche sabato scorso, infatti, almeno 10 mila persone hanno partecipato alle proteste a Khabarovsk contro l'arresto di Furgal, nonostante il caldo e il coronavirus. Il sindaco Sergej Kravchuk ha criticato i manifestanti per aver infranto le regole di distanziamento sociale, dicendo che hanno messo a rischio la propria vita. Il rappresentante presidenziale nella regione, Juri Trutnev, ha detto che la reazione della gente all'arresto di Furgal è comprensibile, ma ha sostenuto che la polizia non avrebbe agito se non ci fossero state prove contro l'ex governatore.
La scorsa settimana si sono svolte delle proteste anche a Mosca: alcuni giornalisti si sono riuniti per esprimere il loro dissenso contro l’arresto del loro ex collega Ivan Safronov, accusato nei giorni precedenti di tradimento. Successivamente, inoltre, sempre nella capitale russa, si sono svolti una protesta contro gli emendamenti costituzionali recentemente entrati in vigore che ha portato a un centinaio di arresta; e un raduno di fronte alla sede dell’Fsb, anche in questo conclusosi con alcuni arresti. Vedere delle proteste nate in una regione periferica come Khabarovsk – un episodio di per sé raro – arrivare sino a Mosca – un episodio ancora meno frequente – è un dato che non si può sottovalutare e che rischia di diventare una vera e propria sfida per il Cremlino. Il fatto stesso che la polizia della regione dell’Estremo oriente non abbia proceduto con arresti di massa mostra la cautela con cui le autorità stiano tentando di gestire questo problema ed evitare potenziali escalation. (Res)
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