Roma, 08 apr 2020 09:39 - (Agenzia Nova) - Produttori e consumatori di petrolio allo stesso tavolo per evitare "nell'interesse di tutti" il tracollo del settore. A questo servirà la riunione d'urgenza del G20 Energia, convocato per venerdì, all'indomani del vertice Opec. Il direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), Fatih Birol, in un'intervista a "Il Sole 24 Ore" rivendica la paternità dell'idea e allude alla possibilità di un accordo sui tagli di produzione con il contributo anche degli Usa: i sauditi potrebbero accontentarsi di un forte taglio degli investimenti "tra oggi e nei prossimi giorni". In pratica, qualcosa come la sforbiciata del 30 per cento al capex che ExxonMobil ha annunciato nelle ultime ore". Birol spiega com'è nata l'iniziativa di coinvolgere il G20. "Sono stato io a suggerirlo al ministro dell'Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman: come sa Riad ha la presidenza di turno del Geo. Oggi ho appreso che dopo un giro di consultazioni i Governi si sono accordati per convocare una riunione straordinaria venerdì pomeriggio. Questo mi rende molto felice perché mi dimostra che non solo l'industria petrolifera ma tutti i maggiori Paesi del mondo concordano che, in un contesto geopolitico molto complesso, bisogna unirsi per affrontare una delle maggiori sfide alla stabilità economica globale".
È strano vedere l'Aie in questo ruolo. L'agenzia è stata creata negli anni'70 dall'Ocse per rappresentare gli interessi dei Paesi consumatori di petrolio, non dell'Arabia Saudita o altri grandi produttori. "In effetti è così. Ma prevediamo che l'industria petrolifera globale si schianterebbe se non ci fosse nessun intervento. E quando parlo di industria petrolifera non mi riferisco solo a qualche operatore dello shale oil o alle grandi compagnie. Sono coinvolti milioni di lavoratori in tutto il mondo: chi lavora nei giacimenti, chi nelle raffinerie o nei distributori di carburante.Parliamo di milioni di posti di lavoro anche in Italia, anche in India, dovunque. Milioni di persone che rischiano di perdere il posto e ogni mezzo di sostentamento per le loro famiglie. il crollo dell'industria dell'Oil&Gas è sarebbe anche un grande pericolo per l'economia globale: è una delle pietre angolari del sistema economico". "Si potrebbe pensare - aggiunge - che alcuni Paesi traggano beneficio dal pagare meno i carburanti, ma oggi quasi nessuno pub guidare anche se il prezzo della benzina è basso. In compenso tutti i Paesi del mondo soffrirebbero di più se come risultato del crollo dell'industria petrolifera la crisi economica diventasse ancora più grave. L'Italia per esempio: il vostro Paese ha molti partner nel mondo, verso i quali esporta i suoi prodotti, compresi molti Paesi le cui finanze dipendono dal petrolio. Poi c'è anche un aspetto umanitario".
Il direttore spiega infatti che "l'economia di Paesi come l'Iraq, la Nigeria o l'Algeria sta andando a rotoli. Ho parlato poco fa con il ministro iracheno dell'Energia: mi ha detto che le entrate dello Stato - che dipendono per il 90 per cento dal petrolio - oggi bastano a malapena per pagare metà degli stipendi pubblici. Non si può pensare di risolvere tutto con tagli delle spese, con il coronavirus c'è bisogno di più soldi per il sistema sanitario. Certi Paesi oggi rischiano un collasso economico, sanitario e sociale. Tutto questo va ben oltre il prezzo della benzina alla pompa, è un problema di dimensioni enormi". Si potrebbe obiettare che anche altri settori rischiano di crollare con conseguenze gravi. "È vero, ma io sono un uomo dell'energia e ho pensato che si poteva cominciare da qui. Ho visto che mantenere la stabilità economica e finanziaria nel mercato globale è nel mandato del G20. Questa poteva essere un'occasione per riunirlo. E governi di tutto il mondo mi hanno dato ragione". La maggioranza dei Paesi del G20 è costretta a importare petrolio.
"Naturalmente il grosso del lavoro dovrà essere fatto dai Paesi produttori, come Arabia Saudita, Russia, Usa, Canada, contagli delle estrazioni. Gli altri possono collaborare in modo diverso. Molti Paesi europei per esempio, così come la Cina e l'India, hanno capacità di stoccaggio: ora che i prezzi sono così bassi potrebbero comprare un po' di greggio per i rainy days del futuro". Per quanto riguarda l'Italia, le nostre raffinerie iniziano a chiudere, anche perché non sanno più dove mettere le scorte."Per i Paesi che non hanno abbastanza spazio negli stoccaggi ci sono altre opzioni, come le petroliere. E chi proprio non può, basta che offra il suo sostegno politico perché quest'azione è nell'interesse di tutti. L'Italia ha una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo, che risente della situazione. Avete anche molte raffinerie, stazioni di rifornimento. Questo è un problema di tutti, non riguarda solo l'industria petrolifera. Anche Washington ha avuto un ruolo attivo nel promuovere questo G20. "Il Governo Usa ha subito concordato con me e con l'Arabia Saudita che fosse opportuno riunire il G20". In meriro invece ai tagli di produzione, "ci sono due tipi di tagli: quelli delle compagnie petrolifere di Stato, come in Arabia Saudita, e quelli delle compagnie private, che operano in Paesi come gli Usa o il Canada. Molte di queste oggi e nei prossimi giorni possono effettuare tagli degli investimenti, che si tradurranno in consistenti tagli della produzione di quei Paesi". I sauditi potrebbero accettare questo tipo di contributo. "Non so, ma spero di sì. Nei precedenti accordi dell'Opec Plus qualche alleato aveva già contribuito in questo modo. Al Messico ad esempio era stato concesso", ha concluso Birol. (Res)
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