La politica estera bulgara
 
Bulgaria-Italia: rapporti bilaterali eccellenti e oppurtunità di sviluppo
     

Eccellenti rapporti bilaterali e diverse opportunità per incrementarli ulteriormente, sia sul piano economico-commerciale sia a livello culturale: così il ministro degli Esteri bulgaro, Daniel Mitov, ha descritto in un’intervista ad “Agenzia Nova” le relazioni fra Italia e Bulgaria in occasione della sua recente visita a Roma, in concomitanza con la festività dei Santi Cirillo e Metodio. “Quando parliamo di relazioni bilaterali, ci riferiamo anche all’apertura di istituti culturali, al trovare la migliore struttura possibile per ospitare l’istituto italiano in Bulgaria e viceversa qua in Italia. Ci sono relazioni commerciali che possiamo ulteriormente migliorare, l’Italia è già il secondo maggiore partner commerciale della Bulgaria e investitore nel paese, e ci stiamo muovendo per avere una ancora maggiore cooperazione. Credo che chiunque possa apprezzare il fatto che Italia e Bulgaria siano due dei partner più stretti nell’ambito europeo”, ha detto Mitov. Secondo il ministro bulgaro, inoltre, sul piano economico-commerciale “ci sono molte opportunità in Bulgaria, che è probabilmente il paese che offre le migliori condizioni per gli investimenti”. Grazie a “una flat tax del 10 per cento e una aziendale sempre del 10 per cento”, spiega Mitov, la Bulgaria ha una “legislazione formulata per attrarre investimenti: molte aziende italiane sono attratte da queste condizioni e vogliono investire in Bulgaria”.

“Al momento stiamo lavorando sui progetti di riforma rispetto al concetto di stato di diritto, e abbiamo già fatto grandi passi avanti nell’anno passato, con altri grandi risultati che saranno visibili nei mesi futuri. La volontà del governo è questa, il dialogo con la Commissione europea va avanti in questa direzione”. Quando si parla di specifici investimenti, ha ricordato il ministro, inoltre “va menzionato come la Bulgaria sia uno dei più importanti paesi nel campo delle opportunità delle start up, e nel settore dell’It. Aziende bulgare ed estere stanno investendo nel nostro settore tecnologico e nell’It, ma ci sono investimenti anche nel turismo, nella produzione di automobili e altri investimenti per impianti industriali importanti stanno già arrivando da diverse parti del mondo, e credo che l’Italia possa beneficiarne”.

Molto si può fare anche nell’ambito culturale, e Mitov ha assicurato che la Bulgaria ha ricevuto un grande sostegno dall’Italia. “Fra i due paesi esiste una connessione che va avanti da tempo, la Bulgaria ha avuto un ruolo storico fondamentale per salvaguardare la cultura europea, un ruolo molto apprezzato, e santi Cirillo e Metodio sono stati proclamati patroni dell’Europa da papa Giovanni Paolo II. Questo andrebbe tenuto in alta considerazione a livello europeo. In un periodo molto complesso a livello geopolitico, l’Europa deve rimanere forte e unita, come una famiglia, rispetto alle sfide che arrivano dall’esterno”.

 

 

     
Immigrazione e terrorismo sfide emergenti per l'Europa    
     
Il ministro ha poi parlato di alcuni dei temi prioritari nell’agenda europea e della stessa Bulgaria, quali la minaccia del terrorismo e la crisi migratoria. In merito alla minaccia terroristica, secondo Mitov è necessario agire a due livello: “Il primo è interno all’Ue, dove dobbiamo eliminare le possibilità che l’ideologia radicale venga importata all’interno dell’ambiente europeo. Alcuni paesi devono rendersi conto che l’influenza esterna dell’ideologia radicale è quella che poi va a creare i gruppi e le cellule radicali, e dobbiamo occuparcene. Forse in Europa è ora che si cominci a pensare di formare i propri imam, provando a coinvolgere la popolazione musulmana che già vive in Europa nel creare una visione di comunità civica europea e di Unione europea nel complesso, basandosi sui valori comuni che già condividiamo”. In secondo luogo, ha aggiunto Mitov, è necessario “affrontare la questione dell’ideologia radicale e del terrorismo al di fuori dell’Ue, dove di fatto è emersa. È l’ora per i nostri amici nel Medio Oriente, in Nord Africa e negli altri paesi musulmani, di riunirsi e riflettere sul modello di rapporto esistente fra Islam e potere politico, e questi negoziati dovrebbero prendere vita fra i paesi delle regioni elencate”. Secondo il ministro bulgaro, infatti, da questi negoziati emergeranno soluzioni che delegittimeranno le pretese dei gruppi radicali. “Questo è l’obiettivo finale, delegittimare e combattere l’ideologia radicale. La soluzione non può arrivare dall’esterno, non possiamo essere noi a risolvere il problema per loro, possiamo proteggere noi stessi e aiutarli a risolvere il problema, che riguarda essenzialmente loro, in prima persona, visto che le vittime degli attacchi terroristici sono principalmente i cittadini musulmani di questi paesi”. Secondo Mitov, quindi, questi sono i due livelli, ma allo stesso tempo è necessario “focalizzare i nostri sforzi per fornire il possibile aiuto e consigliare i nostri alleati e amici sulle pratiche di buon governo, nel creare istituzioni stabili e che promuovano una buona amministrazione, così che i cittadini di questi paesi possano fidarsi dell’apparato statale, anche per il loro futuro, senza convincersi che la migliore scelta sia l’emigrazione all’estero”. Le parole di Mitov fanno trasparire l’importanza di un’azione congiunta a livello europeo, come avvenuto con l’accordo fra Unione europea e Turchia sui migranti.

“Una cosa è certa, l’accordo con la Turchia sta al momento producendo dei risultati, la pressione al confine esterno dell’Ue è diminuita, sulla rotta balcanica. Da questo momento in poi, dobbiamo iniziare a lavorare per creare nuovi meccanismi che ci permettano di operare in accordo con i nostri alleati e amici, per essere sicuri che tutti gli standard internazionali vengano applicati ai rifugiati e ai migranti illegali. Queste sono due differenti categorie: i rifugiati devono ricevere protezione internazionale e asilo, abbiamo degli obblighi nei loro confronti”, ha detto il ministro bulgaro che, a questo proposito, ha ritenuto opportuno soffermarsi sul diritto di asilo. Questo strumento, secondo Mitov, “non va confuso con il diritto alla migrazione permanente, quindi, quando la situazione che è attualmente drammatica in un paese verrà stabilizzata, le persone che hanno ricevuto asilo e protezione devono tornare indietro e prendere parte al processo di ricostruzione del loro paese”.

Diverso il concetto quando si parla di migranti clandestini: “Non abbiamo obblighi nei loro confronti, quindi quello che dobbiamo fare è mettere in piedi un ottimo meccanismo di cooperazione con i nostri partner e amici, al confine con l’Unione europea, specialmente nel Nord Africa e nel Medio Oriente, e anche nell’Africa subsahariana, e assicurarci di avere sotto controllo questi flussi migratori. Dobbiamo anche mettere in piedi un sistema unito e sincronizzato, istituzionalmente coerente, per il ritorno e il rimpatrio, una politica che scoraggi i migranti per motivi economici a valicare illegalmente i confini”. Il ministro bulgaro ha ricordato che ci sono “leggi che regolano questi fenomeni e che vanno applicate”. La lotta al traffico di esseri umani, per esempio secondo Mitov, deve essere uno dei primi obiettivi. “Ci sono reti organizzative che alimentano il terrorismo con i soldi che incassano, ci sono delle organizzazioni criminali che hanno sostituito quelle che contrabbandavano droga e facevano altri traffici. Dobbiamo lavorare insieme per distruggere queste reti criminali in Europa e lavorare con i nostri partner per fare lo stesso su scala più ampia”.

Altro compito importante è il controllo e della gestione, oltre alla salvaguardia, del confine esterno europeo: “L’Ue non può permettersi di perdere la libertà, che ha già guadagnato e ci contraddistingue. I confini della Germania sono quelli dell’Italia, i confini della Germania sono quelli della Bulgaria, o della Grecia. La libera circolazione all’interno dell’Ue non può essere sospesa o sostituita con qualcos’altro, non possiamo erigere confini all’interno dell’Ue. Dobbiamo prendere atto di questo, la crisi che stiamo affrontando ci dà l’opportunità di costruire un’Ue più integrata e forte”. Secondo Mitov, infatti, non bisogna dimenticare che sono in corso dibattiti sullo sviluppo delle capacità di Frontex, di Europol, tutti temi che consentono di “continuare a sviluppare il processo di integrazione europeo e a costruire l’Europa che vorremmo, più forte, più integrata. La crisi migratoria potrebbe rafforzare l’Ue. È facile vivere in periodi senza crisi o sfide particolari, ci si adatta facilmente, ma quando si presentano crisi come questa dovremmo cogliere l’occasione per costruire l’Ue che anche i padri fondatori dell’Europa avevano previsto”.
 

 

 

     
Nato e diversificazione energetica    
     

Fra i temi principali nell'agenda di Sofia c'è anche il prossimo vertice della Nato a Varsavia, dove la Bulgaria intende essere presente come parte integrante non solo dell’Alleanza ma anche di quel Fronte orientale che dall’ultimo summit di NewPort, in Galles, del 2014 era emerso come area prioritaria su cui concentrare il focus. “Il rafforzamento del fronte orientale della Nato fa parte dal vertice in Galles, ora stiamo solo assistendo alla messa in opera delle decisioni prese all’epoca”, ha precisato in merito Mitov. In Bulgaria, ha ricordato il ministro, “sono già presenti diverse infrastrutture dell’Alleanza atlantica, siamo intenzionati a modernizzare le nostre forze armate con l’acquisto di aerei da guerra e costruendo una flotta attrezzata per il Mar Nero. Inoltre, la Bulgaria, la Romania e la Turchia devono trovare un accordo circa l’aumento delle forze Nato nella regione del Mar Nero, perché dopo l’annessione illegale della Crimea, sappiamo bene che l’equilibrio di potere nell’area è notevolmente mutato”. La presenza della Nato e il rafforzamento del fronte orientale dell’Alleanza, ha quindi concluso il ministro degli Esteri bulgaro, “hanno un’importanza vitale, ed è chiaro che la Nato deve rispondere ai recenti eventi in Crimea, all’aggressione russa avvenuta, per ricostruire l’equilibrio di potenza precedente, e assicurare i paesi membri della Nato che si trovano sul fronte orientale che l’articolo 5 della Carta atlantica è ancora vivo e verrà implementato”.

Un approfondimento merita anche l'energia, un tema molto sentito in Bulgaria, che da anni ha inserito come obiettivo prioritario la diversificazione energetica. Negli ultimi anni, il governo del premier Bojko Borisov ha espresso il desiderio di rendere la Bulgaria un hub energetico nei Balcani. “Innanzitutto, l’obiettivo della diversificazione energetica per la Bulgaria, ma anche per gli altri paesi, è quello di non essere dipendente dagli approvvigionamenti di gas da un solo paese, qualunque esso sia. Avere una sola fonte di approvvigionamento costituisce di sicuro un problema, mentre l’altro problema è che l’energia potrebbe diventare uno strumento di pressione politica, da qui il motivo per la diversificazione energetica. Poi dovremmo sviluppare infrastrutture energetiche che ci consentano di ricevere gas e altre fonti di energia da paesi differenti”.

Un’opzione importante, secondo Mitov, è il Corridoio meridionale del gas, così come terminali di gas naturale liquefatto (Gnl) e diverse infrastrutture di collegamento, fra cui l’interconnettore attualmente in fase di costruzione con la Grecia, un progetto “che sarebbe vitale non solo per la diversificazione energetica della Bulgaria ma per quella dell’Unione europea nel complesso”. Il ministro ha inoltre ricordato lo sviluppo dell’interconnessione con la Romania, già esistente e che ora si sta cercando di rendere “reverse flow”. Inoltre, la Bulgaria punta a “sviluppare interconnettori con la Turchia, la Serbia, e altri paesi, che creino un mercato libero per il gas, che sia in grado di assorbire risorse da qualsiasi parte del globo. In seguito alla rivoluzione dello shale gas (gas da scisti), c’è una grande offerta globale, e dobbiamo essere capaci di trarne vantaggio, qualcosa che diminuirebbe inoltre i costi per i cittadini europei, e ci darebbe la possibilità di renderci più liberi nelle nostre scelte”. Secondo il ministro, d’altronde, “non ci sono dubbi sul fatto che il gas russo continuerà ad arrivare in Europa”, ma è importante assicurarsi “che questo flusso energetico non vada contro i nostri interessi, e credo che nonostante il dibattito in merito all’interno dell’Ue, raggiungeremo questo obiettivo”.