Khartum, 13 ott 2016 18:00 - (Agenzia Nova) - Sembra essere arrivato alla conclusione in Sudan il lungo processo di dialogo nazionale voluto dal presidente Omar al Bashir per tentare di raggiungere un accordo globale sul conflitto ultra-decennale del Darfur e su quelli più recenti in Sud Kordofan e Nilo Azzurro. Ieri l'Assemblea generale della Conferenza nazionale del dialogo, presieduta dallo stesso Bashir, ha infatti approvato il documento finale del dialogo nazionale, che dovrebbe fungere da base per la futura Costituzione permanente del paese. Il documento è stato firmato dai capi dei partiti politici che partecipano al dialogo, mentre le altre forze politiche saranno chiamate a firmarlo oggi, in occasione della sessione conclusiva alla quale partecipa anche il presidente egiziano Abdul Fatah al Sisi, il quale ha ribadito il pieno sostegno del Cairo agli tutti gli sforzi messi in campo per la stabilizzazione del Sudan, invitando tutte le parti sudanesi a sostenere gli sforzi di Bashir per compiere progressi attraverso il dialogo nazionale. L’Egitto, ha dichiarato al Sisi nel corso della sua visita a Khartoum, presta molta attenzione ai suoi legami con il Sudan e sostiene gli sforzi del paese per il raggiungimento della pace e della stabilità. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa statale egiziana “Mena”, il presidente egiziano ha inoltre aggiunto che "l'Egitto è pronto a far decollare e rafforzare la cooperazione e i legami su questioni di reciproco interesse con il Sudan". Al dialogo nazionale partecipano i rappresentanti di 87 partiti e 34 movimenti e un totale di 66 tra autorità e funzionari di stato. Oltre al presidente al Sisi, sono presenti alla conferenza anche i presidenti di Mauritania, Ciad e Uganda, rispettivamente Mohamed Ould Abdel Aziz, Idriss Deby e Yoweri Museveni, nonché il primo ministro etiope Hailemeriam Desalegn.
Commentando l’approvazione del documento, il presidente Bashir ha osservato che esso riflette la volontà del popolo sudanese, rispecchiando le opinioni e le aspirazioni di tutte le forze politiche, tra cui quelle di opposizione, e ha ribadito che la "porta rimarrà aperta per chiunque voglia farne parte". Bashir ha poi puntato il dito contro quelli che ha definito i "cospiratori" che colpiscono il paese sia attraverso la guerra che attraverso le sanzioni economiche, così come la Corte penale internazionale (Cpi). Lanciato il 10 ottobre 2015, esattamente un anno fa, il dialogo nazionale avrebbe dovuto concludersi nel gennaio scorso ma è stato in seguito prorogato per consentire a più gruppi possibile di farne parte. Proprio a questo riguardo, lo stesso Bashir ha avuto ieri una conversazione telefonica con Sadiq al Mahdi, leader del Partito nazionale umma (Nup), invitandolo ad unirsi al dialogo nazionale. Si tratta del primo colloquio tenuto fra Bashir e Mahdi da quando quest’ultimo ha lasciato il paese per trasferirsi al Cairo nell’agosto 2014, dopo aver sancito la nuova alleanza col gruppo di opposizione armata del Fronte rivoluzionario sudanese (Srf). Il dialogo con i gruppi armati del Darfur, del Sud Kordofan e del Nilo Azzurro è stato avviato per volontà del governo nel gennaio 2014 ma non ha finora sortito risultati significativi. Per favorire la cessazione delle ostilità negli ultimi focolai di conflitto ancora attivi nel paese, l’Unione africana ha inoltre proposto nel settembre 2014 una “road map” che include – per la creazione di un clima di fiducia tra le parti – l’approvazione di maggiori libertà politiche, l’accesso umanitario alle popolazioni colpite e il rilascio dei detenuti e prigionieri politici. Tuttavia, il processo di dialogo non ha finora portato i frutti sperati.
Il dialogo nazionale s’inquadra nel quadro dei negoziati di pace rilanciati nel marzo scorso con l’approvazione della tabella di marcia da parte del Gruppo di alto livello dell’Unione africana per l’attuazione degli accordi di pace (Auhip) ma finora firmata solo dal governo di Khartoum. Scoppiato nel febbraio 2003, il conflitto del Darfur vede contrapposti i Janjawid (letteralmente "demoni a cavallo"), un gruppo di miliziani arabi reclutati fra i membri delle locali tribù nomadi dei baggara, e la popolazione non baggara della regione, principalmente composta da tribù dedite all'agricoltura. Da allora sono state approvate diverse risoluzioni dal Consiglio di sicurezza, è stata inviata sul posto una missione dell'Unione africana (Amis) e il caso è stato discusso presso la Corte penale internazionale dell'Aia. Tuttavia, nonostante l’accordo di Doha del 2010, i colloqui di pace sono stati in seguito resi difficili dalla violazione della tregua da parte dell'esercito sudanese che negli ultimi anni ha lanciato incursioni e attacchi aerei contro diversi villaggi del Darfur. I conflitti nel Sud Kordofan e nel Nilo Azzurro sono scoppiati invece nel 2011, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, quando il Sudan ha tentato di disarmare con la forza i combattenti Splm-N accusandoli di essere sostenuti dai loro alleati dell'esercito sud sudanese. Da allora si sono succeduti nove round di colloqui ad Addis Abeba, l’ultimo dei quali nel novembre 2015, senza che finora si sia giunti ad alcun passo avanti significativo verso una soluzione definitiva.
© Agenzia Nova - Riproduzione riservata