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Speciale energia: Libia, produzione di greggio scesa a meno di mezzo milione di barili

Tripoli, 28 apr 2017 14:15 - (Agenzia Nova) - La produzione di greggio in Libia è scesa a meno di 500 mila barili al giorno. Lo ha detto ieri a Parigi il presidente della compagnia petrolifera libica, National Oil Company (Noc), Mustafa Sanallah. In particolare, la produzione è scesa a 491 mila barili rispetto ai 700 mila raggiunti all’inizio dell’anno. Intervistato dal "Wall Street Journal", Sanallah ha poi espresso il proprio disappunto per le “ingerenze del Consiglio di presidenza libico nell’industria petrolifera libica”, criticando peraltro la pratica di pagare le milizie locali per ottenere lo sblocco dei siti petroliferi. Tale politica, secondo Sanallah, “non fa che rendere i siti stessi ostaggio di questi gruppi”. Il presidente di Noc ha avvertito inoltre che “la Libia potrebbe dividersi”, accusando il Consiglio di presidenza di essere “parte del problema e non la soluzione”.

Sanallah ha poi criticato la decisione del Consiglio di presidenza di Tripoli di marzo di redistribuire le competenze del settore petrolifero tra la Noc e il governo. “Questa interferenza del Consiglio di presidenza - ha aggiunto - non fa altro che aumentare le divergenze politiche e segna negativamente il ruolo della Noc, che resiste nonostante il paese sia diviso”. Parlando a margine della Conferenza sull’Energia di Parigi, Sanallah ha ribadito l’indipendenza della compagnia, accusando il Consiglio di presidenza di voler “mettere le mani sui siti petroliferi che rappresentano il 90 per cento delle entrate del paese: per questo abbiamo fatto ricorso alla magistratura contro i provvedimenti adottati a marzo”. Già a fine marzo il presidente di Noc aveva affermato che “il Consiglio di presidenza libico di Tripoli non può modificare la struttura dell'azienda" e che "solo la Camera dei rappresentanti di Tobruk può intervenire in questo senso".

Attraverso una nota Sanallah, aveva chiesto al Consiglio di presidenza di "ritirare il suo decreto" che distribuisce competenze e poteri che erano del ministero del Petrolio tra la presidenza del Consiglio e la compagnia petrolifera. "Il Consiglio di presidenza non ha l'autorità legale di cambiare o di limitare i poteri e le competenze di Noc”, si leggeva nella nota. "Noc ha a lungo sostenuto la creazione di un vero e proprio governo di accordo nazionale in grado di parlare per tutti i libici. Finché non avremo una soluzione politica, il nostro dovere è quello di gestire le risorse petrolifere del paese per il beneficio della nazione. La corretta gestione delle nostre risorse petrolifere è di vitale importanza per la futura stabilità del paese”, aveva concluso Sanallah.

I danni subiti dalla Libia per la chiusura degli impianti e degli oleodotti, provocata dalle milizie locali nel paese negli ultimi cinque anni, superano i 160 miliardi di dollari. Lo ha detto il governatore della Banca centrale libica di Tripoli, al Sadiq al Kabir, parlando ai media libici. “Il valore delle esportazioni di greggio è sceso dai 53,3 miliardi di dollari del 2012 ai 4,8 miliardi del 2016. Si tratta di un calo del 90 per cento tra il 2012 ad oggi e siamo arrivati ad esportare solo 4,8 miliardi di dollari a causa dello scontro politico in corso e della chiusura degli impianti”, ha spiegato il governatore. Insieme alla Nigeria, la Libia è stata esclusa dall’accordo sottoscritto lo scorso 30 novembre 2016 a Vienna dagli stati membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) che ha sancito il taglio della produzione del paniere di 1,2 milioni di barili di petrolio per una durata di sei mesi. A causa dell’instabilità politica, sociale ed economica, la produzione di petrolio libica è notevolmente al di sotto di quella dell’era di Gheddafi. Nel 2011 la Libia produceva 1,6 milioni di barili al giorno, ed è calata fino a 200 mila barili al giorno, ma con la riapertura dei terminal principali lo scorso anno è risalita a 700 mila barili. (Res)
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