SPECIALE DIFESA

 
 

Speciale difesa: Russia-Cina, iniziano esercitazioni navali congiunte nel Mar Cinese meridionale

Mosca, 12 set 2016 15:45 - (Agenzia Nova) - Sono iniziate oggi le manovre navali congiunte nel Mar Cinese meridionale tra le forze di Mosca e quelle di Pechino, dal nome “Cooperazione del Mare 2016”. Scopo di tale iniziativa, secondo il vice comandante della Marina russa, il vice ammiraglio Aleksander Fedotenkov è quello di rafforzare "la capacità di cooperazione" di Russia e Cina nella regione. Le esercitazioni, che dureranno fino al 19 settembre, hanno un carattere "puramente difensivo" e sono finalizzate a rafforzare la cooperazione “soprattutto a fini pacifici”, ha dichiarato l’alto ufficiale russo. “La nostra cooperazione non è diretta contro altri paesi, ma ha l’obiettivo di difendere i nostri interessi comuni, creare i presupposti per la sicurezza in tutte le aree oceaniche. La nostra cooperazione ha una funzione anti-pirateria e a sostegno della libertà di navigazione”, ha dichiarato il viceammiraglio Fedotenkov. Il vicecomandante della Marina di Mosca ha poi ricordato che le esercitazioni si svolgono ogni anno al fine di coordinare i sistemi di comando di Russia e Cina. Un totale di 18 fra navi da guerra e da supporto logistico, 21 aerei da combattimento e 250 uomini sono coinvolte nelle esercitazioni navali. Fra le navi russe sono comprese i due cacciatorpediniere della classe Udaloj, l’Ammiraglio Vinogragov e l’Ammiraglio Tributs. Cina e Russia hanno già condotto sei esercitazioni navali congiunte a partire dal 2005. La prima volta che la Marina cinese ha ospitato le manovre è stato nel 2012. Nel 2015, Russia e Cina hanno tenuto esercitazioni nel Mar del Giappone, al largo della costa vicino Vladivostok; a partecipare alle manovre sono state 22 navi, 20 aerei da combattimento, 40 veicoli corazzati e 500 militari. “Queste manovre non sono rivolte contro alcun paese specifico.

L’obiettivo principale è sviluppare una risposta militare comune con il nostro vicino di fronte a qualsiasi minaccia”, aveva commentato l’anno scorso il vice comandante russo Sergej Vertepa, commentando le esercitazioni del 2015. Ad aprile 2016, il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, e la sua controparte cinese, Chang Wanquan, avevano deliberato un aumento del numero di esercitazioni militari congiunte per l’anno in corso. Dal momento che fra Mosca e Pechino non è in vigore un’alleanza militare formale, l’interazione fra le due marine potrà essere solo limitata e non comparabile con quanto si vede ad esempio nelle esercitazioni condotte dalla Nato, in particolare per quanto concerne all’attuazione di operazioni militari integrate di una certa complessità. Di conseguenza, la spiegazione alla base di tali manovre congiunte è principalmente di natura politica piuttosto che pratica, al fine di enfatizzare la partnership di sicurezza fra Russia e Cina. Inoltre, per quanto la Marina cinese sia da ormai più di un decennio impegnata in un costante rinnovamento delle proprie navi e nell’ammodernamento degli armamenti, continua ad avere uno svantaggio rispetto alle altre forze navali globali in termini di addestramento ed efficienza. Questo è particolarmente evidente rispetto all’utilizzo delle portaerei; l’esperienza russa nel settore potrebbe dunque rivelarsi di grande importanza per gli ufficiali cinesi impegnati nelle manovre congiunte.

L’altro aspetto da segnalare in merito alle esercitazioni navali congiunte fra Cina e Russia nel Mar Cinese meridionale è quello diplomatico, giacché le manovre che si terranno a settembre andranno con ogni probabilità a esacerbare le tensioni già presenti nell’area, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, sempre più preoccupati per l’aggressività delle rivendicazioni territoriali di Pechino nella regione. Al contempo, la Cina sta mostrando sempre maggiore irritazione rispetto alla supposta ingerenza di Washington nella sua sfera d’influenza asiatica. Come ha scritto in precedenza l’agenzia di stampa cinese “Xinhua”, “i paesi occidentali hanno una lunga storia di fallimenti nello stabilire l’ordine e il controllo su altre parti del mondo, come dimostra il caos in Siria, Iraq e Libia”. Tale discorso mette in luce come Pechino consideri l’intervento di Stati Uniti e altri attori esterni alla regione come un ulteriore complicazione rispetto ad una situazione già precaria, che “dovrebbe essere lasciata alle nazioni dell’Asia orientale e sudorientale”. Nel luglio scorso, un tribunale internazionale appoggiato dall’Onu e con sede all’Aia ha sancito che non ci sono basi legali che sostengano le rivendicazioni territoriali di Pechino nel Mar Cinese meridionale. La corte internazionale ha nei fatti condannato le azioni della Cina nell’area, che vanno dalla costruzione nel Mar Cinese meridionale di isole artificiali al disturbo di attività di pesca dei paesi vicini. Come si legge ancora nella sentenza, “il tribunale ha concluso che, rispetto ai diritti storici rivendicati dalla Cina nello sfruttamento delle risorse nelle acque del Mar Cinese meridionale, tali diritti sono da considerare estinti, in quanto incompatibili con le zone economiche esclusive assegnate nella convenzione (delle Nazioni Unite)”.

La Cina andrebbe dunque a ledere gli interessi dei paesi regionali e delle loro zone di sfruttamento economico esclusivo, vale a dire Filippine, Brunei, Malesia e Vietnam. Le azioni di Pechino hanno creato forti tensioni a livello regionale, in un’area in cui transitano navi e merci per un valore annuo di quasi cinquemila miliardi di dollari. Inoltre, le isole artificiali costruite nel Mar Cinese meridionale dalla Cina, munite di piste d'atterraggio e decollo, nonché di sistemi missilistici antiaerei, sono state giudicate dagli Stati Uniti e dai loro alleati nel Pacifico come un tentativo di istituire una zona di difesa aerea avanzata. Pechino ha in ogni caso risposto alla sentenza dell’Aia dicendo di considerare il verdetto "carta straccia". (Rum)

"In questi anni ho potuto constatare la professionalità di Nova e ho avuto modo di incontrare di persona i tanti giornalisti, giovani e motivatissimi"

Lorenzo Guerini
Ministro della Difesa
22 luglio 2021


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