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Speciale difesa: Siria, l'escalation Russa rappresenta l'ennesimo fallimento di Obama

New York, 08 set 2015 15:00 - (Agenzia Nova) - Mosca ha reagito con incredulità agli avvertimenti inviateli ieri da Washington, secondo cui la politica del Cremlino in Siria – e in particolare il sostegno militare al regime di Bashar al Assad – rischiano di causare “una escalation” del conflitto in quel paese. “Abbiamo sempre fornito equipaggiamenti al governo siriano per aiutarlo nella sua lotta contro il terrorismo – ha commentato ieri Maria V. Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “Sosteniamo il governo siriano, lo abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenerlo” nella lotta al jihadismo, ha aggiunto la portavoce. La secca reazione russa agli avvertimenti giunti da Washington – sottolinea il “New York Times” – sembra aver già archiviato i deboli segnali di cooperazione tra i due paesi sul fronte del contrasto al terrorismo: il mese scorso Mosca, Washington e Riad si erano infatti impegnati a cercare una soluzione politica condivisa alla guerra civile siriana. Negli ultimi giorni, si sono moltiplicate le indiscrezioni relative a una mobilitazione militare russa a sostegno del governo di Damasco, in crescente difficoltà di fronte all'avanzata delle forze jihadiste. Notizie non confermate sostengono che Mosca abbia assunto il controllo dell'aeroporto di Latakia per farne una base per le operazioni militari nell'area, e addirittura che le forze militari russe siano già impegnate sul campo nelle aree controllate dalla minoranza alawita. Mosca ha negato queste indiscrezioni, ma ha confermato la fornitura di armi e mezzi a Damasco – inclusi velivoli intercettori pesanti Mig-31 – che tuttavia sarebbero oggetto di contratti sottoscritti prima dell'inizio del conflitto. Quel che è certo è che la presenza militare russa complica enormemente i piani di Washington e di alcune capitali europee – prima tra tutte Parigi – che paiono decise a capitalizzare l'effetto mediatico della crisi migratoria europea per incrementare le loro operazioni militari in territorio siriano: ufficialmente contro l'Isis, ma anche e soprattutto contro Assad. E su principali quotidiani Usa, l'attivismo di Mosca nell'ambito della crisi siriana scatena nuove critiche all'amministrazione del presidente Barack Obama, accusato sin dal principio dal fronte conservatore d'aver causato il precipitare della crisi siriana a causa della sua riluttanza ad entrare subito in campo contro Assad. Sulla “Washington Post”, l'opinionista Fredd Hiatt cita sarcasticamente “i risultati di Obama in Siria”: “Non solo – attacca il giornalista – il presidente ha presieduto a un disastro umanitario e culturale di proporzioni epocali, ma ha anche sedato i cittadini statunitensi, sino a renderli del tutto insensibili rispetto a ogni forma di responsabilità per la tragedia” in atto in Siria. Gli Stati Uniti, e l'Occidente in generale, sostiene Hiatt, hanno assistito catatonici alla devastazione di un insostituibile patrimonio dell'umanità – il sito archeologico di Palmira – e all'esodo di milioni di Siriani verso l'Europa, eventi paragonabili “all'abbattimento degli idoli buddhisti da parte dei Talebani in Afghanistan” e al “disastro umanitario del Darfur” che però non ha scatenato alcun movimento di reazione o protesta degno di nota. La colpa di questa insensibilità dell'Occidente, accusa l'opinionista, è anche e soprattutto di Obama, che nell'arco di sei anni “ha costantemente rassicurato gli americani che la politica più efficace ed etica sia quella di non far nulla”, sino ad arrivare al punto che “l'inazione ha cessato persino di essere descritta come un male necessario, per divenire una conquista politica” sbandierata dalla Casa Bianca. Dello stesso tono un editoriale del “Wall Street Journal”, secondo cui “sebbene sia difficile immaginarlo, la debacle dell'amministrazione Obama in Siria potrebbe assumere proporzioni ancora maggiori”. A dare per buone le indiscrezioni della stampa internazionale – scrive la direzione del quotidiano in un editoriale non firmato – pare che Washington abbia abdicato alla guerra contro lo Stato islamico consegnando l'iniziativa alla Russia, che sarebbe già presente militarmente in Siria: “Assad è un alleato di Vladimir Putin – lamenta il “Wall Street Journal”, suggerendo così le reali priorità di Washington in Siria – e questi non lascerà che il governo siriano cada senza uno scontro più grande”. (Res)
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