SPECIALE INFRASTRUTTURE

 
 

Speciale infrastrutture: l'India annuncia investimenti per 622 milioni di dollari a gennaio in Africa

Nuova Delhi, 16 gen 2017 18:00 - (Agenzia Nova) - Il 2017 è iniziato da poco meno di due settimane, ma sono già 622 i milioni di dollari che dall'India sono stati promessi a vario titolo ai paesi dell'Africa. Un investimento che conferma l'interesse di Nuova Dehli nello stabilire una solida presenza economia, commerciale e strategica nel continente. Per mantenere una crescita economica che ha resistito meglio di altre alle intemperie della crisi mondiale, l'India ha fame di materie prime e ha mezzi finanziari da offrire a un continente che deve accelerare soprattutto nel settore delle infrastrutture. Anche se ancora a debita distanza, Nuova Delhi si propone in questo senso come un insidioso concorrente della Cina. Gli scambi dell'India con il continente africano sono passati dai 3 miliardi di dollari del 2000 ai 60 miliardi nel 2015. Cifre ancora lontane dai circa 180 miliardi di dollari attivati da Pechino, ma per molte capitali africane l'India rappresenta una alternativa sempre più possibile.

L'ultimo stanziamento in ordine di tempo è quello annunciato giovedì dal ministro delle Infrastrutture indiano Ronald Chitotela: 286 milioni di dollari per realizzare infrastrutture utili a decongestionare il temibile traffico di Lusaka, la capitale dello Zambia. Fondi che serviranno in primis a costruire un importante anello stradale che, passando anche per l'aeroporto internazionale di Kenneth Kaunda, dovrebbe diradare parte degli spostamenti che attualmente attraversano il centro. Con lo stesso fondo si copriranno poi interventi utili ad altre migliorie, logistiche ma anche estetiche ha precisato il ministro, con la promessa di diecimila nuovi posti di lavoro nella capitale. A inizio gennaio la Exim Bank of India, il principale istituto per l'import e l'export del paese asiatico, aveva staccato un assegno da poco più di 80 milioni di dollari alla Costa d'Avorio. Un prestito che la società di trasporti di Abidjan - cuore amministrativo del paese - utilizzerà per l'acquisto di 500 autobus della Tata, marca indiana dei motori. Si tratta della prima tranche di 2.500 autobus che le autorità ivoriane vogliono acquistare per rispondere - spiegano - al 50 per cento della domanda di trasporto della città.

Poi c'è il Kenya. Il presidente Uhuru Kenyatta è fresco reduce da una visita di Stato a Nuova Delhi, dove ha chiuso un accordo che permetterà di accendere una linea di credito di circa 100 milioni di dollari. L'obiettivo è quello di iniettare tecnologia nella produzione agricola nazionale, e allo stesso scopo è stato redatto un protocollo di intesa per la cooperazione futura. Nelle pieghe della visita è entrata anche la promessa che l'India appoggerà la costruzione a Nairobi di un ospedale specializzato nelle cure tumorali, struttura pensata come riferimento alla sotto-regione dell'Africa orientale. Il portafoglio delle promesse di metà gennaio si chiude con l'annuncio della Aaviskaar Venture management Services (Avsm). A metà del 2017, la società finanziaria indiana attiverà dei fondi per sostenere gruppi africani in progetti di agricoltura, finanza e tecnologie finanziarie. La stima è di finanziamenti complessivi tra 100 e 150 milioni di dollari, i paesi individuati sono in particolare il Kenya, l'Etiopia, la Nigeria, il Ruanda, la Tanzania e il Ghana.

Il campione offerto dalle prime due settimane di gennaio ripete il dinamismo che l'India mostra da tempo nella regione. L'interesse del paese asiatico è come detto soprattutto rivolto al settore energetico. Tra i protagonisti in questo senso la Ongc Videsh Limited (Ovl), divisione per l'estero della Oil and Natural Gas Corporation (Ongc). In Sudan, per esempio, la sigla ha investito 2 miliardi e mezzo di dollari per progetti di esplorazione e produzione di idrocarburi. Ma investimenti, e diritti di sfruttamento, li ha ottenuti anche in Ghana, Gabon e Costa d'Avorio. Certo, l'India non è l'unica nazione attratta dal patrimonio africano delle materie prime. La concorrenza della Cina sembra ancora fuori portata. Nel 2004, l'Angola mise all'asta diritti di sfruttamento di un blocco petrolifero: la China National Petroleum Corporation offrì 2 miliardi e 300 milioni di dollari, la Ongc si dovette fermare a "soli" 200 milioni. Col tempo, l'India ha sviluppato una strategia diversa, mettendo assieme pubblico e privato per aumentare la capacità di intervento: nel 2006, una joint Venture tra la Ovl e la Mittal Energy Limited permise di mettere sul tavolo una offerta da 6 miliardi di dollari per due blocchi in Nigeria.

Pur non parlando apertamente di concorrenza, Nuova Delhi fa necessariamente la sua corsa su Pechino. Il volume di scambi è ancora imparagonabile. Un rapporto della sudafricana Standard Bank dice che i rapporti commerciali tra Cina e Africa nel 2015 raggiungevano i 180 miliardi di dollari, mentre quelli con l'India viaggiavano poco sopra i 60 miliardi. Ma sono i numeri della progressione che accendono la contesa, dato che l'India nel 2015 ha aumentato il volume di scambi di 60 miliardi, il 42 per cento in più di quanto registrato nel 2008. E a inizio secolo - nel decennio che alcuni analisti definiscono "indiano", tanta era la potenza dell'economia emergente - il volume di scambi era di solo 3 miliardi di dollari. La bilancia commerciale, tornando al 2015, pendeva a favore dell'India: beni per un valore di 33,7 miliardi di dolari in uscita, contro i 26,6 miliardi di dollari in entrata.

La robustezza del legame e le sue prospettive di crescita si torneranno a misurare nel dodicesimo vertice India-Africa organizzato dalla confederazione indiana degli industriali e dalla Exim Bank of India. L'appuntamento si terrà il 9 e 10 marzo a Nuova Delhi e conferma la centralità del ruolo che la Exim Bank of India gioca nella partita. L'istituto apre sedi in Africa e si accredita nelle relazioni con i governi locali. La banca per l'import e l'export, grazie alle linee di credito che accende a condizione di assegnare buona parte del lavoro a imprese indiane, funziona come vettore privilegiato per l'ingresso nelle attività economiche africane. Le linee di credito hanno permesso anche alle compagnie pubbliche di essere presenti in progetti strutturali di ampio respiro. È il caso delle società ferroviarie Rites e Ircon, che hanno progressivamente ampliato la loro presenz ain Kenya, Mozambico, Senegal o Sudan. (Res)
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